PALERMO – Era stato accostato a Buster Keaton per il carattere sornione del personaggio che rappresentava. Ma Gaspare Cucinella, morto a Cinisi (Palermo) a 91 anni, era anche conosciuto come il “volto che non sorride”: l’ineffabile interprete del teatro popolare del drammaturgo Franco Scaldati. Il loro sodalizio era cominciato all’inizio degli anni Settanta ed è durato fino alla scomparsa di Scaldati quasi tre anni fa. Lo ricordava lui stesso in un “ritratto” che nel 2008 gli dedicò Nosrat Panahi Nejad. Scaldati lo aveva voluto come figura centrale di un teatro creativo ma disordinato, fatto con ingegno ma con pochi mezzi.
Il posto più durevole delle rappresentazione era la Locanda degli Elfi, dove veniva messo in scena un affollato microcosmo di sottoproletari diseredati capaci di gesti estremi e di atti di grande generosità. Questo mondo aveva trovato in Gaspare Cucinella la maschera più autentica che reinventava la lingua dialettale con violenze verbali che venivano declinate con l’invenzione di espressioni poetiche e con un irresistibile “nonsense”. Lo spettacolo in cui Cucinella riuscì a esprimere al meglio la poetica di Scaldati è stato “Il pozzo dei pazzi”, rappresentato per la prima volta nell’aprile 1976 al Piccolo Teatro di Palermo. Ma il suo momento di maggiore notorietà è legato alla partecipazione al film “Johnny Stecchino” nel quale inveiva, da un palco del teatro Massimo, contro Roberto Benigni e come un incubo lo perseguitava ripetendogli: “Assassino, assassino”.