Ciao Antonio, ragazzo di destra: ti piangono in tanti

Ciao Antonio, ragazzo di destra: ti piangono in tanti

Era un uomo appassionato. Amava le sue idee. Lascia un vuoto. Oggi i funerali.

Con Antonio Triolo, come con tutti, si poteva essere d’accordo o in disaccordo. Ma i disaccordi con lui, che era un ragazzo di destra, per chi veniva dalla parte opposta, rimanevano limitati al campo effimero della discussione (in cui magari se n’erano dette di cotte e di crude). Non c’erano né strascichi, né ripicche. Molti, da tempi lontani, lo rammentano così. E anche le distanze, momentanee o definitive – chi vive la politica come passione vive anche di questo – venivano affrontate con una porzione di rammarico, non con l’arroganza totale della fiducia cieca nelle ragioni percepite. E non significava abdicare, rinunciare alla idee, ma confrontarsi in una prospettiva da persone.

Perché Antonio, morto di notte – con cui si poteva essere d’accordo o in disaccordo – teneva molto al lato umano della questione, proprio nel suo modo passionale e gentile. E aveva capito – forse consapevole della propria fragilità – che le opinioni sono importantissime, come le differenze, tuttavia, alla fine, ciò che conta davvero è l’essere insieme nello stesso viaggio, sotto il cielo condiviso, negli scompartimenti della nostra Arca di Noè alla ricerca del bel tempo.

Fra tanti ricordi toccanti ci pare azzeccatissimo, per precisione emotiva, quello di Carolina Varchi, sui social: “Oggi tutti coloro che hanno militato un giorno o una vita nella destra palermitana piangono la prematura morte di Antonio Triolo, esempio di educazione e rettitudine, uomo colto, politico attento e preparato. Non avrei mai immaginato che il nostro incontro di martedì sarebbe stato l’ultimo ma purtroppo la vita sa riservare delle sorprese crudeli. Abbiamo percorso un lungo tratto di strada insieme e, anche quando la nostra collocazione partitica si è differenziata, il rispetto, l’affetto, la condivisione di idee e valori, non sono mai venuti meno”.

Ed è una ricetta – la differenza pacifica – che, se fosse applicata, risolverebbe una buona parte dei problemi. Resterebbero le bollette da pagare, ma ci sarebbe meno rancore. Diverso è il mondo per tutti coloro che lo attraversano, ognuno con il suo pezzetto di cielo. Ed è una ricchezza. La nostra.

Era un ragazzo di destra, Antonio. Uno di quelli che, a luglio, prendevano una fiaccola e sfilavano, con la morte nel cuore, per il giudice Paolo Borsellino. E continuano a sfilare. Era il militante di una comunità di ragazzi cresciuti un po’ da clandestini, giudicati ed esclusi, spesso, prima ancora che potessero aprire bocca. Talvolta, siamo immemori della democrazia di cui ci vantiamo e che prevede il diritto di esprimersi.

Era un appassionato di musica e fumetti, tanto da tremare di infantile entusiasmo, in qualche mostra, davanti ai creatori di questo o quel personaggio. E stava comodo nella mitologia del ‘Signore degli anelli’, tra la battaglia nel fuoco e il chiarore di un orizzonte. Ed era al centro di uno specialissimo legame di amore familiare, con l’amatissima Rosalba e i figli.

E adesso i suoi amici di impegno e avventure sono devastati, piangono, avvertono la mancanza in profondità. E vorremmo che tanti altri ragazzi di sinistra, di centro, di su e di giù salutassero un ragazzo di cinquant’anni che è volato via, lasciando la terra, con il suo pezzetto di cielo in mano. I funerali saranno celebrati, oggi, alle 10.30, a Sant’Espedito. Se n’è andato, Antonio. Con quel suo mezzo sorriso che era un manifesto programmatico del principio che conosce la fine: possiamo essere d’accordo o in disaccordo, ma il mio cuore sarà per sempre umano. Come il tuo. (Roberto Puglisi)


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