Affonda il ddl anti-parentopoli | Si spacca la maggioranza - Live Sicilia

Affonda il ddl anti-parentopoli | Si spacca la maggioranza

Troppi i rischi di impugnativa del Commissario dello Stato: la commissione Affari istituzionali rispedisce al governo il disegno di legge sulle incompatibilità. E l'opposizione attacca. Cordaro: "La montagna non ha partorito nemmeno un topolino". Musumeci: "Crocetta la smetta di giocare e pensi al pane dei siciliani".

Scontro Ardizzone-Forzese
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PALERMO – L’Ars rispedisce al mittente (cioè al governo) il ddl antiparentopoli. La maggioranza di Crocetta si spacca di nuovo. E l’opposizione attacca: “Basta con questi provvedimenti-spot. L’esecutivo pensi a come dare pane e lavoro ai siciliani”.

Doveva essere la norma che finalmente avrebbe messo fine ai casi di incompatibilità tra la carica di deputato regionale e gli interessi privati. Una condizione sintetizzata più volte dal presidente Crocetta: “Bisogna compiere una scelta: chi fa il deputato non può fare affari con la Regione”. Un testo, a dire il vero, frutto dei casi di cronaca che hanno coinvolto alcuni deputati e politici soprattutto nel campo della Formazione (il deputato Franco Rinaldi, l’ex deputato Giuseppe Buzzanca e l’ex segretario regionale del Pd Francantonio Genovese). E proprio la volontà di restringere alla Formazione i casi di incompatibilità (estesi anche a mogli e parenti) è stato uno dei motivi di “stop” arrivati in Commissione Affari isitituzionali. Sarebbero stati tanti, insomma, i rilievi di incostituzionalità emersi durante l’esame del ddl. Una relazione sarebbe stata addirittura portata in Commissione dal deputato Alice Anselmo: un documento che stigmatizzava la ratio della norma che sarebbe stata, secondo i deputati, facilmente cassata dal Commissario dello Stato. Così, oggi, al presidente della Commissione affari istituzionali Marco Forzese non è rimasto che arrendersi: “Invitiamo il governo a una riscrittura delle norma, per evitare che essa sia oggetto di censura del Commissario dello Stato”. Ma è scontro tra il deputato dei Drs e il presidente Ardizzone: “Lei non deve fare melina – ha detto il presidente dell’Ars – ma deve dettare al governo i termini entro i quali deve rispondere ai rilievi di incostituzionalità”. “Sarebbe il caso – ha replicato Forzese qualche minuto dopo – di comprendere se il presidente dell’Ars, Ardizzone abbia deciso stasera di fare come lo struzzo, e cioè nasconde la testa e rimanda con un ping pong la palla alla prima commissione. Io non ci sto alle sceneggiate della presidenza e sono pronto a convocare anche domani la prima commissione per superare lo scoglio di presunta incostituzionalità ed imporre al governo una riscrittura idonea. Al presidente Ardizzone oltre che un ventaglio per calmare i suoi bollori d’Aula manderò anche un regolamento d’Aula in speciale rilegatura, per fargli comprendere che ho agito rispetto le regole. Domani stesso incontrerò il Commissario dello Stato. Chiedo a questo punto che sia il presidente Rosario Crocetta a metterci la faccia”.

E in Aula, le lacune di quella che è apparsa come una norma-spot, uno slogan “recitato” dal governatore sulla scia dei provvedimenti giudiziari piovuti sulla testa dei politici, sono emerse dai diversi interventi dei deputati. “La nuova norma – ha detto il deputato Pdl Marco Falcone – non apporta nulla di nuovo e viola alcuni principi costituzionali”. “Noi – ha spiegato il collega pidiellino Giuseppe Milazzo – eravamo per estendere le cause di incompatibilità a tutti i settori dell’amministrazione. Oppure, come proponevano i deputati del Movimento cinque stelle, di cassare solo le norme riferite alla Formazione. Se questa norma non vedrà la luce, non sarà certo per l’ostruzionismo dell’opposizione, ma perché la maggioranza si è ‘incartata’”.

A spingere per l’approvazione del testo, invece, il deputato Pd Giovanni Panepinto: “Ci sono strade – ha detto – che se intraprese bisogna avere il coraggio di percorrere. Questo parlamento – ha continuato il parlamentare Pd – non può tornare indietro su un testo di legge che era già stato concordato. Sarebbe una decisione difficile da spiegare”. Ma la norma è tornata indietro davvero. “Dov’è il presidente della Regione? – ha attaccato il capogruppo dei grillini Giancarlo Cancelleri – perché non è qui a battere i pugni e difendere il disegno di legge che ha tanto voluto?”.

“Dopo settimane di accesa discussione, – il commento caustico del capogruppo di Pid-Grande Sud Toto Cordaro – la montagna non ha partorito neanche il topolino. La scelta della prima commissione, che può contare al proprio interno di una maggioranza ampia, di rinviare gli atti del ddl antiparentopoli al governo perché venga riscritto, è l’immagina plastica di una torre di Babele che tema dopo tema, giorno dopo giorno, allontana sempre più la politica dai siciliani. Misuriamoci allora – ha aggiunto Cordaro – su disegni di legge che parlino di sviluppo e lavoro e lasciamo ai proclami del presidente Crocetta e della sua inesistente maggioranza temi che possono ben essere affrontati ad esempio con un codice etico di autoregolamentazione al quale da settembre metteremo mano”.

E il riferimento alla redazione di un codice etico di autoregolamentazione che sostituisse una norma con pesanti ombre di incostituzionalità era stato il presidente della commissione Antimafia Nello Musumeci: “Oggi – ha detto il parlamentare – la delegittimazione della classe politica siciliana è un problema che ha contaminato tutti i partiti politici. Credo che sia sbagliato però continuare a legiferare sotto la spinta emotiva della piazza. È un grave errore quello di varare leggi percependo il fiato della gente sulla nuca. La responsabilità del degrado della società siciliana- ha aggiunto – non è solo della società politica, ma anche della società civile connivente che in certi casi ha anche lucrato su queste vicende”. Poi, ecco un attacco frontale al governatore Crocetta: “Abbiamo legiferato sulla spinta del’opinione pubblica, ad esempio, nel caso della riforma delle Province. Ed è venuto fuori un papocchio: oggi il quadro è fatto di strade abbandonate, personale disorientato, licei a rischio chiusura. Noi abbiamo posto fine alle Province perché il presidente Crocetta ha dovuto dire sì a un istrione e complice. Nessuno può chiederci – ha aggiunto Musumeci – di sottoscrivere la delegittimazione di questa Aula. Oggi non ci sto a partecipare a questa recita di chi la spara più grossa. Il governo depuri questo scarno e povero disegno di legge e tolga i passaggi a rischio di illegittimità costituzionale. E lo dice uno che non ha mai visitato le Procure nemmeno per una lettera anonima. Crocetta ha l’interesse a soffiare su una società che chiede pane, e se non trova pane, chiede manette. Ma Crocetta pensi al pane dei siciliani, alle manette pensino i magistrati”.


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