Musumeci, la polemica e le palafitte: si accende la sfida per il Ponte

Musumeci, la polemica e le palafitte: si accende la sfida per il Ponte

Il ministro ci mette il carico. Tutti contro tutti

Nello Musumeci non è uomo a cui difetti la vivacità dell’immagine. Sentitelo, circa il Ponte sullo Stretto: “Dipendesse da certa sinistra dovremmo tornare alle palafitte. Noi andiamo avanti. Il ponte è nel programma del presidente Meloni ed in una prospettiva di crescita del Mediterraneo, l’infrastruttura tra le due sponde può diventare il motore di crescita soprattutto delle regioni meridionali. Dobbiamo essere assolutamente ottimisti”. A prescindere da come uno la pensi, la stoccata possiede una sua forza intrinseca. La palafitta, metaforicamente intesa, conserva il sapore di una preistoria che vorrebbe opporsi ai lumi del progresso. Il colpo – oltre le legittime e reciproche idee – è strategicamente assestato. E ha il potere di accendere ancora di più la sfida che va oltre la cosa in sé.

La sfida che si accende

Il punto politico della questione, infatti, è subito deducibile. Siamo al di là di un ragionamento complessivo, da parte di tutti gli interlocutori, sui benefici e sui costi. L’analisi concreta sopravvive, ma lascia subito la platea a una contesa in cui le parti in commedia si giocano l’eterno montepremi del consenso. Annotava su LiveSicilia.it, a riguardo dell’opera, Fabrizio Micari, citando Gaber: “Il bagno nella vasca è di destra, fare la doccia è di sinistra; la minestrina è di destra, il minestrone è di sinistra… E il Ponte sullo Stretto di Messina? Di destra, naturalmente! Ne ha fatto la sua bandiera il ministro Salvini, del resto autorevolmente preceduto dal Presidente Berlusconi. E, d’altra parte, negli ultimi decenni non c’è stato alcun segretario di partito di sinistra che, al momento della nomina, non abbia immediatamente fatto una dichiarazione di assoluta contrarietà alla costruzione del Ponte”.

L’inchiesta e le polemiche

Come se non bastasse il preambolo, a riscaldare il dibattito, è sopraggiunta l’immancabile pagina di giudiziaria. Un fascicolo di indagine, senza ipotesi di reato né indagati, è stato aperto dalla Procura di Roma dopo un esposto presentato dal deputato di Avs, Angelo Bonelli, dalla segretaria del Pd, Elly Schlein e da Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italia, proprio in relazione al progetto sul Ponte dello Stretto di Messina. Con annessa e furibonda reazione del ministro Salvini. Alla nuda cronaca si sono, ovviamente, aggiunte le voci delle fazioni e il volume è aumentato, rendendo indistinguibili le parole e i concetti, in tanto fragore di polemica.

Serve o non serve?

Serve o non serve, quel collegamento? Ecco l’epicentro del discorso. Micari è convinto di sì: “Il Ponte sullo Stretto di Messina non è di destra, né di sinistra. È un’opera di straordinaria rilevanza per il futuro economico e sociale della Sicilia e della Calabria”. Altri, con altrettanta convinzione, saranno alfieri del parere contrario. Tutto va benissimo, purché si riesca ad abbandonare l’effetto-bandiera. Un ponte è un ponte: è sempre utile per unire, non per dividere. “L’ideologia, l’ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia. È il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché, con la scusa di un contrasto che non c’è. Se c’è chissà dov’è, se c’è chissà dov’è…”. (Giorgio Gaber, Destra-Sinistra)


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