Al-'Aziz, la splendente FOTO | Viaggio al castello della Zisa - Live Sicilia

Al-‘Aziz, la splendente FOTO | Viaggio al castello della Zisa

Il castello della Zisa a Palermo.

La Regione Siciliana conserva nella Zisa una collezione di manufatti d’arte islamica. Gli orari di visita.

TESORI DA RISCOPRIRE
di
4 min di lettura

La splendente, al-‘Azīz, era l’appellativo della dimora estiva costruita dal Re Normanno Guglielmo I, detto “il malo” perché, secondo i suoi detrattori, più interessato al vino, al suo harem, e al lusso legato al potere, difeso con la forza delle armi e una dura repressione. Il Palazzo o Castello della Zisa fu iniziato nel 1165 e terminato sotto il regno del figlio, Guglielmo II, “il bono”, in antitesi alla reputazione del padre.

>GUARDA LE FOTO DEL CASTELLO DELLA ZISA

Il Castello era un tempo sito all’interno di una grande riserva di caccia, il Genoardo (dall’arabo Jannat al-Ard, il paradiso in terra), che si estendeva ad occidente della città medievale di Palermo. Tutti gli edifici costruiti all’interno del parco del Genoardo dai Re Normanni (oltre alla Zisa, il palazzo dell’Uscibene e i padiglioni della Cuba e della Cuba soprana) erano circondati da splendidi giardini di palme, limoni e cedri. Fontane e grandi vasche abbellivano, utilizzate anche come peschiere e irrigavano i giardini. Con effetti scenografici gli edifici si specchiavano in esse, raddoppiandosi.

Questo palazzo è oggi un unicum in tutto il Mediterraneo, perché di simili edifici, costruiti in Nord Africa, sono ormai rimasti solo ruderi. La Zisa è considerata uno dei più importanti esempi di architettura Fatimida di età Normanna, con archi a sesto acuto, muqarnas nelle nicchie delle volte e un sistema di “aria condizionata”, ante-litteram, perfettamente funzionante. Il desiderio dei Re Normanni, soldati giunti dal nord Europa, divenuti emuli del grandioso stile di vita dei loro predecessori musulmani, era quello di costruire uno splendido luogo di “sollazzo”, confortevole e adatto alla vita della corte durante i periodi più caldi dell’estate siciliana e difendersi dal vento di scirocco. Per fare questo, l’orientamento del Palazzo era stato studiato nei minimi dettagli: la facciata dell’edificio era rivolta a nord-est, in modo che gli ampi fornici del primo livello fossero in grado di catturare i venti temperati provenienti dal mare, soprattutto le brezze notturne. Una grande piscina, di fronte al parallelepipedo perfetto del palazzo, era collegata direttamente all’interno della sala principale tramite una fontana decorata con marmo intagliato a chevron e mosaici, e forniva l’umidità necessaria per rendere fresco l’ambiente. I due piani superiori erano collegati alla Sala centrale della Fontana tramite un sistema di condotti di sbocco connessi al grande atrio inferiore, in modo da creare un flusso d’aria fresca continuo attraverso l’intero edificio. Infine, muri spessi e piccole finestre aiutano a mantenere una temperatura interna costante.

Oggi la fontana è asciutta e l’acqua non svolge più il suo compito originario, ma l’ambiente rimane di grande fascino per la rara decorazione a marmi, opus sectile e mosaici bizantini a carattere profano con iconografie islamiche: arcieri e pavoni affrontati, i primi mirano agli uccelli e i secondi beccano i datteri da una palma. La sala accende la curiosità dei visitatori anche per la leggenda, legata ai cosiddetti “diavoli della Zisa”: un affresco dipinto nell’intradosso dell’arco d’ingresso che raffigura personaggi mitologici detti “diavoli” per la difficoltà di stabilirne l’esatto numero. La favola popolare, ripresa da Giuseppe Pitrè, racconta come nel Castello sia stato nascosto, un tesoro custodito proprio dai diavoli che, con i loro continui movimenti, impediscono a chiunque di contarli e quindi di risolvere l’enigma che porterebbe alla scoperta del tesoro. Il ritrovamento risolverebbe la povertà a Palermo.

L’edificio, in seguito abbandonato, nel XV secolo diventa un’azienda agricola e, nel 1440, sede di un’Accademia di Cultura diretta dal poeta Antonio Beccadelli, detto “il panormita”, per volontà del Re Alfonso il Magnanimo. A metà del Seicento viene utilizzata come residenza dalla famiglia Sandoval, che aggiunge il grande stemma nobiliare con leoni affrontati sulla facciata e modifica gli interni e le coperture. Nel 1806 nell’edificio si trasferiscono i Notarbartolo principi di Sciara e vi rimangono fino al 1955 quando la Regione Siciliana lo acquisisce. Il restauro inizia più tardi, nel 1971, dopo il crollo di un’intera ala conseguente al terremoto del 1968 e i lavori durano vent’anni, terminando nel 1991.

La Regione Siciliana conserva nella Zisa una collezione di manufatti d’arte islamica provenienti da paesi del bacino del Mediterraneo. Tra questi, una serie di eleganti musciarabia (dall’arabo masrabiyya): paraventi lignei a grata, leggiadri e trasparenti come merletti, con disegni e eleganti decorazioni. Oggetto di particolare interesse, esposto l’anno scorso al British Museum per la grande mostra, Sicily culture and conquest, è una lapide cristiana incisa in quattro lingue: in alto giudeo-araba (un dialetto arabo scritto in caratteri ebraici usato comunemente nella popolazione ebraica di Palermo), latina a sinistra, greca a destra e araba in basso. Essa ricorda la morte di una fanciulla di nome Anna, nel 1148, testimonianza efficace e sintetica delle molteplici culture della Palermo normanna e sottolinea una chiave di lettura politica del più importante regno della storia dell’Italia medievale.

Il Castello della Zisa è aperto da lunedì a sabato 9,00-19,00 (ultimo ingresso 18,30) domenica e festivi 9,00-13,30 (ultimo ingresso 13,00). Ingresso: 6 euro; ridotto 3 euro. Per informazioni: 091.6520269.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI