Alaimo, il presidente Dc indagato: cocaina, soldi e intercettazioni - Live Sicilia

Alaimo, il presidente Dc indagato: cocaina, soldi e intercettazioni

Cosa emerge dalle indagini della squadra mobile

AGRIGENTO – Il suo nome compare nell’elenco dei 72 indagati, all’interno della maxi inchiesta della Procura di Caltanissetta sui clan nisseni. Giuseppe Alaimo, il presidente provinciale della democrazia cristiana di Agrigento, è indagato con l’accusa di traffico di cocaina aggravata dal favoreggiamento alla mafia.

Alaimo è stato due volte consigliere comunale ed è attualmente vicepresidente del consiglio comunale di Canicattì.

Alaimo, le accuse

Gli inquirenti lo definiscono “rivenditore di auto canicattinese parimenti attivo nei traffici di droga”. Il segretario Dc è citato nel capo d’accusa che riguarda Mirko Salvatore Rapisarda, che avrebbe mantenuto, per conto del clan, “legami attivi” con il clan Cappello di Catania e con il gruppo di Monte Po del boss Mario Strano. Rapisarda avrebbe “intrattenuto per conto di Giuseppe Pasqualino” rapporti con gli acquirenti di Agrigento, effettuando cessioni e recuperando i crediti di Giorgio Gioacchino e del cugino, appunto, Giuseppe Alaimo. Un traffico di droga, ipotizza la squadra mobile, che vedrebbe coinvolti i due cugini Gioacchino e Alaimo, con l’intermediazione di Mirko Rapisarda. In particolare, Alaimo avrebbe acquistato “un quantitativo imprecisato di cocaina” da Giuseppe Pasqualino “al fine di farne cessione a terzi”.

Le intercettazioni

Giorgio Gioacchino viene intercettato mentre contatta Rapisarda: i due parlano di un accordo “ma per metà”. Il fornitore chiede se si stesse “parrannu di quantità”, Gioacchino conferma di essere interessato a “due e cinquanta”, cioè 250 grammi di sostanza. Pasqualino e Rapisarda parlano del prezzo, che lievita da 40 a 42 euro al grammo, per “due paia di scarpe”, col numero delle calzature 42. La Mobile registra la telefonata con cui Gioacchino contatta Rapisarda e chiede se fosse giunto “suo cugino Giuseppe”: gli inquirenti non hanno dubbi, si tratterebbe del politico democristiano. “Mi paia stanotti e ci dissi va bene”, sussurra rapisarda riferendosi ad Alaimo, che avrebbe posticipato il pagamento della cocaina. In un’altra conversazione i due spacciatori confermano che la droga era stata ceduta “a credito” ad Alaimo, per un quantitativo di “tri, quattru rote”.

Ad Alaimo, la Procura contesta anche la recidiva infraquinquennale. I suoi legali hanno spiegato di non essere a conoscenza della portata delle accuse.

Interviene La Vardera

Ismaele La Vardera, vicepresidente della commissione regionale Antimafia, chiede le dimissioni di Alaimo. “Il presidente provinciale della Dc di Agrigento, partito di Cuffaro – dice il deputato regionale di Sud chiama Nord – è indagato per detenzione a fini di spaccio con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Un esponete delle istituzioni, di un partito che governa con la maggioranza di Schifani è indagato per un reato come questo”.

“Io vado nelle scuole a parlare ai giovani per combattere le droghe – aggiunge La Vardera – e poi ritroviamo dei consiglieri comunali, perché Alaimo è vicepresidente del Consiglio a Canicattì, indagati. Giuseppe Alaimo deve dimettersi da ogni ruolo di Canicattì. Sia chiaro, avrà modo di difendersi dalle accuse nelle sedi opportune, ma in questo momento – conclude – non si può minare la credibilità dello Stato”.


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