Alberghi, ristoranti e stipendio| Ingroia e la legge della discordia - Live Sicilia

Alberghi, ristoranti e stipendio| Ingroia e la legge della discordia

Antonio Ingroia

Sull'interpretazione di una norma si basa la partita fra accusa e difesa.

SICILIA E-SERVIZI
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PALERMO – Un compenso deve essere ragionevole anche se l’aggettivo scompare dalla legge? La risposta rappresenta il cuore dell’inchiesta per peculato che coinvolge Antonio Ingroia e ruota attorno all’interpretazione di una legge nazionale. Legge “abrogata” secondo Ingroia, solo “modificata” secondo i pubblici ministeri.

L’ex pm da amministratore unico della società partecipata regionale Sicilia e-Servizi si è assegnato, con l’approvazione dell’assemblea dei soci (socio unico è la Regione siciliana) due indennità di risultato da 117 mila euro ciascuno a fronte di utili esigui: 33 mila euro nel 2013, 3.800 nell’anno successivo. La legge finanziaria del 2006 in tema di spending review stabiliva che nelle partecipate il compenso lordo annuale per il presidente non poteva essere superiore all’80 per cento delle indennità spettanti al sindaco del comune capoluogo, in questo caso Palermo. Ed ancora: “Resta ferma la possibilità possibilità di prevedere indennità di risultato solo nel caso di produzione di utili e in misura ragionevole e proporzionata”.

Nel 2008 la legge è stata modificata: lo stipendio (nel caso di Ingroia ammonta a 50 mila euro) è sceso al 70% e spariva il passaggio sulla “ragionevolezza”. La prevista e possibile indennità non deve superare “il doppio del compenso omnicomprensivo lordo”. L’interpretazione su cui stanno lavorando i pm, sia contabili che ordinari (l’inchiesta è duplice), è che la ragionevolezza di cui sopra sia sparita solo nelle parole: l’indennità di risultato deve essere, sempre e comunque, ”proporzionata”.

È giusto che Ingroia si sia assegnato, con il via libera del socio unico Regione siciliana, l’indennità di risultato di fronte a utili magri? È corretto che Ingroia abbia sfruttato la “possibilità di prevedere” l’indennità riconoscendosi la massima cifra prevista? Anche sugli utili c’è una divergenza di vedute fra accusa e difesa. Secondo Ingroia, si tratta di utili veri e cioè già decurtati delle sue indennità. Non sono d’accordo i finanzieri della Polizia tributaria.

Fin qui il capitolo indennità, ma il peculato riguarderebbe anche circa 30 mila euro di rimborsi negli anni dal 2014 al 2016. Ingroia vive a Roma e viene a lavorare in trasferta a Palermo. Secondo i pm, gli spetterebbero solo i rimborsi per le spese dei trasporti (aereo, treno etc) e non quelle per vitto e alloggio. Di avviso opposto l’ex pm che si è fatto restituire i trentamila euro con cui ha pagato alberghi e ristoranti. Ha alloggiato in strutture come il Gran Hotel Villa Igiea, l’Excelsior o il Centrale Palace Hotel e mangiato in noti locali della città come il ristorante Sailem al Castello al Mare, Cucina Papoff o La locanda del Gusto. A volte ha consumato pranzi veloci veloci e così la forchetta delle sue spese di ristorazione va da 120 a 13 euro a pasto. E adesso tutte le spese sono finite sotto osservazione dei finanzieri, anche quelle più recenti non oggetto finora dell’inchiesta.


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Commenti

    Si avvicina sempre più il tempo della raccolta dopo la grande “distribuzione” (rubinetti, vacanze ecc..). Io propongo due alternative: andare al lavoro lo stesso (specie per chi è già vaccinato) o farsi venire uno strategico “mal di schiena”. Cose da pazzi. Manco in Burundi

    Andate a lavorare la pacchia è finita

    MA VAI A LAVORARE TU SCIENZIATO!!!

    l’Inps non riconosce più come malattia alla gente che lavora e paga le tasse, ma RICONOSCE il reddito di cittadinanza alla gente che non vuole lavorare

    E’ questa la strategia della lotta contro il COVID? oltre a bus che non ci sono, aule pollaio e trasporti che non funzionano? bravo governo Draghi e Governatori regionali.

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