Il maltempo e le improvvise nevicate al Nord hanno impedito alle giornaliste Daniela Fedi e Lucia Serlenga, storiche firme attente ai fenomeni di costume, di essere all’Atelier Nuovo Montevergini per la presentazione del loro libro “Alla corte di re Moda”, pubblicato da Salani. E così è toccato alla siciliana Gea Schirò, patrona dell’omonima casa editrice di Palermo, nonché moglie del titolare della grande azienda vinicola Planeta, raccontare al pubblico il senso del libro e il contributo delle due giornaliste, che conosce personalmente.
“Daniela Fedi e Lucia Serlenga sono due professioniste al lavoro da 30 anni in questo settore” – spiega – il merito del libro è di rendere più anglosassone il mondo del giornalismo di moda e meno acquiescente agli stilisti”. Tra i tanti aneddoti e retroscena del fashion system, quale l’ha colpita di più? “Il racconto della stroncatura di Cathy Horyn, critico di moda del New York Times, alla collezione di Armani. Una critica riportata dal quotidiano ‘La Stampa’ il 22 febbraio 2007”. La data non è secondaria, perché la giornalista americana sul suo blog scrisse: “Bisogna ammettere che è un vero regalo riuscire a ottenere un titolo nel giorno in cui cade il governo italiano”. Vizi e virtù dei personaggi che hanno reso la moda la seconda voce del Pil italiano, prendono così forma in modo a volte spietato, ma sempre documentato, in un libro giunto alla terza ristampa e, come ricorda Gea Schirò, “già amato e seguito in tutta Italia: alla presentazione di Ancona c’erano 500 persone”.
Fulcro gustoso del volume è il “delitto di leso stilismo”, un reato non previsto dalla legge ma istituito da alcuni stilisti e punito con “pene e sanzioni dure, ai confini del ridicolo”. Non mancano gli esempi citati dalle due autrici, come quel giorno del 1976 quando, all’entrata di una sfilata di Walter Albini, comparve la scritta: “Vietato l’ingresso ai cani e alla Mulassano”. Il riferimento, di pessimo gusto, era ad Adriana Mulassano, storica firma di moda del ‘Corriere della Sera’ che aveva osato stroncare la collezione dello stilista. Per esprimerle solidarietà nessun giornalista era entrato in sala. “Forse un tempo contavano altri valori e di sicuro gli interessi in gioco erano meno consistenti”, scrivono Fedi e Serlenga. La diretta interessata aggiunse però di essersi poi chiarita con Albini, fino a “diventare amici”. In realtà, precisano le autrici “la suscettibilità degli addetti ai lavori era quella di adesso: più alta dell’Everest e molesta quanto un mal di denti”.
Permalosità vissuta sulla propria pelle quando, nel gennaio scorso, fu proibito loro l’ingresso a una conferenza stampa dallo storico socio di Valentino. “Si riteneva offeso per un articolo in cui avevamo definito interminabile la cerimonia degli addii iniziata otto mesi prima”. Ma per quanti volessero saperne di più della corte di re Moda e dei suoi cortigiani, l’appuntamento è in libreria.