ROMA – Torna l’allarme per la sicurezza di Nino Di Matteo, pm nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Il magistrato, dopo una nota inviata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi al Csm, è stato convocato a Palazzo dei marescialli. Di Matteo ha avuto oggi un lungo colloquio con il vice presidente Giovanni Legnini e poi è stato ascoltato dalla Terza Commissione. Durante l’audizione si è discusso dei fatti che comporterebbero un aggravamento dei rischi relativi alla sua sicurezza, che sarebbero emersi da recenti intercettazioni. L’ipotesi a cui starebbe lavorando il Csm è un trasferimento per ragioni di sicurezza, forse alla Procura nazionale antimafia. Di Matteo non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento nè avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi. La Commissione deciderà, dopo aver nuovamente sentito il magistrato nelle prossime settimane.
Anche l’anno scorso il Csm aveva offerto a Di Matteo un trasferimento per ragioni di sicurezza, ma lui aveva rifiutato l’offerta di Palazzo dei marescialli, nella speranza di risultare intanto vincitore di un concorso per la Procura nazionale antimafia. Alla fine la sua candidatura venne bocciata e il pm impugnò, senza successo, la decisione davanti al Tar, accusando il Csm di avergli inflitto una “ingiusta mortificazione”, sottovalutando il suo “ineccepibile e solidissimo” curriculum. In quella occasione i componenti della Terza Commissione avevano però escluso ( anche se non si arrivò a una delibera) di poter destinare Di Matteo alla procura guidata da Franco Roberti per ragioni di sicurezza e dunque al di fuori di un regolare concorso: perchè l’istituto consentirebbe il passaggio solo tra posti omologhi, cioè di pari grado, e non a uffici superiori, come la Dna. Un’obiezione che stavolta si tenderebbe a superare. Ancora la scorsa estate Di Matteo si era visto escludere dal concorso per l’assegnazione di due posti di aggiunto alla Procura nazionale antimafia. A tradirlo un passo falso: il mancato rispetto delle formalità richieste perche’ la sua domanda potesse essere presa in considerazione dal Csm.
(ANSA)