"Il mio partito mi ha abbandonato | Crocetta? Tra un anno si vota” - Live Sicilia

“Il mio partito mi ha abbandonato | Crocetta? Tra un anno si vota”

Intervista a Francesco Cascio: "I big palermitani del Nuovo centrodestra hanno sostenuto altri candidati. Mi hanno lasciato solo contro tutti. Serve un chiarimento. Micciché? Il suo risultato mi ha sorpreso. Il futuro del governatore? Anche Confindustria ha preso le distanze. E se il Pd si decidesse a staccare la spina...".

L'ex presidente dell'Ars
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PALERMO – “La mia campagna elettorale? Ho combattuto da solo contro tutti. Il mio partito mi ha abbandonato”. Il partito in questione è il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. E chi parla è uno dei “big” siciliani, l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio: “Mi sono chiesto come mai abbiano remato contro di me. Credo che servirà un confronto, molto presto”.

Davvero pensa che il suo partito l’abbia abbandonata in occasione delle Europee? O è solo deluso della mancata elezione?

“No guardi, la mancata elezione non c’entra nulla. Io non avevo nemmeno messo in conto l’idea di candidarmi. Altrimenti avrei preparato prima e meglio la mia campagna elettorale. Ho solo detto sì al partito che mi chiedeva di impegnarmi in prima persona, per sostenere col mio consenso una forza politica nuova che aveva bisogno di una spinta. Mi è stato chiesto di contribuire per consentire al Nuovo centrodestra di conquistare un seggio. Ed era prevedibile che il primo dei nostri eletti sarebbe stato Giovanni La Via, il miglior europarlamentare uscente”.

Le hanno chiesto di candidarsi, quindi, ma poi non l’hanno sostenuta? Da chi si aspettava il sostegno?

“Ovviamente credevo che mi avrebbero sostenuto i palermitani del Nuovo centrodestra. E invece mi sono subito accorto di essere solo contro tutti gli altri”.

Tra l’altro, da Schifani alla Vicari, fino al deputato regionale Alongi, non sono pochi i “big” palermitani del Ncd…

“Proprio così. Penso, infatti, che, attraverso il ricorso alla preferenza multipla, si sarebbe potuto lavorare a un’accoppiata La Via-Cascio. E invece a me risulta che i miei compagni di partito palermitani abbiano fatto votare per l’agrigentino Marinello e per il messinese Germanà. Che avevano già il sostegno degli uomini politici delle loro province”.

I palermitani fanno votare un agrigentino e un messinese, pur di non sostenere lei. Perché?

“Il motivo davvero non lo conosco. Non mi spiego questo atteggiamento, questa ostilità nei miei confronti. Spero che nei prossimi giorni ci sia un chiarimento dentro Ncd. Una cosa è certa: i voti che ho ricevuto sono tutti ‘miei’. Di gente a me vicina. In alcuni casi persino di persone che non voterebbero mai Ncd”.

Come giudica, allora, il suo risultato? I suoi 26.600 voti?

“Guardi, considerato, come le dicevo, che ho fatto tutto in quattro settimane e completamente da solo, io sono soddisfatto del mio risultato”.

Tutto solo. Com’è possibile che accada una cosa del genere, considerato il fatto che lei è, tra i big del Ncd, tra i più vicini al leader Angelino Alfano?

“Credo che Angelino in quei giorni fosse molto impegnato con le vicende nazionali. Ma non voglio girare attorno alla questione. Ho parlato già con lui. Credo che ci risentiremo e rivedremo presto nei prossimi giorni, per chiarire questa vicenda”.

Al di là di tutto, come giudica invece il risultato del Nuovo centrodestra?

“A livello regionale Ncd è andato molto bene. Per il resto, credo che il superamento del 4% sia stato un mezzo miracolo. La competizione elettorale, infatti, è stata fortemente polarizzata su Grillo e Renzi. E considerato che Berlusconi poteva contare sul suo zoccolo duro da 15-18%, i nostri margini di manovra erano molto ristretti”.

L’impressione è che ancora Ncd non abbia una identità chiara, definita…

“Io credo che il partito non sia ancora entrato nella testa degli italiani. Ma la nostra scelta di appoggiare a Roma il governo Renzi ha consentito di portare a casa interventi importanti come gli 80 euro in busta paga, o il tetto agli stipendi dei manager. In fondo, siamo nati cinque mesi fa e il 4% ci consente di riprendere fiato, radicarci nel territorio”.

Lei non pensa che alla fine gli italiani, tra voi che sostenete Renzi e il partito del premier, abbiano finito per scegliere, come dire, l’”originale”? Cioè il partito “forte” di maggioranza?

“Credo che questa valutazione sia sensata. Il nostro sforzo, infatti, dovrebbe proprio essere quello di ‘caratterizzarci’ attraverso proposte nostre. Penso, ad esempio, all’idea di innalzare da mille a cinquemila euro il limite per l’utilizzo del contante. Credo che avremmo potuto contare, in questo caso, sul consenso della classe media e di tanti commercianti”.

Si è mai pentito della scelta di seguire Alfano in occasione della scissione del Pdl?

“Porsi delle domande, specie nei momenti meno felici, è normale. Ma non mi sono mai pentito di quella scelta, fatta col cuore. Forza Italia, del resto, continua a essere sottoposta a una gestione padronale. Un partito che cambia opinione spesso e su molte cose. Certamente la scelta più semplice sarebbe stata quella di rimanere tutti dentro un partito con percentuali del 25%. Ma le battaglie si fanno anche se la strada è in salita”.

Adesso però che succede? Crede che in Sicilia, come a Roma, il centrodestra debba proseguire così, diviso, o invece auspica, al di là delle differenze cui lei accennavva, un riavvicinamento tra le varie anime che una volta formavano la Casa delle libertà?

“Il riavvicinamento tra le diverse forze di centrodestra credo sia auspicabile e persino prevedibile. Ritengo innaturale l’attuale stato, frutto delle varie scissioni. Credo che i moderati siciliani debbano sperare nella ripresa di un cammino comune. E io penso che questo cammino riprenderà”.

Questo significa che dovrà fare pace con Gianfranco Micciché…

“A me risulta che Forza Italia in Sicilia sia rappresentata da Vincenzo Gibiino, un uomo politico ragionevole e privo di alcun pregiudizio. Mi sembra infatti che lui non sia interessato a tenere vivi i veleni del passato. E con questi presupposti credo sia possibile un dialogo con lui”.

Come ha preso, però, il fatto che Micciché abbia ricevuto più preferenze di lei in queste ultime Europee?

“Ammeto di essere rimasto molto sorpreso dal gran numero di voti ottenuto da Micciché. Anche perché, girando per la Sicilia, non ho trovato nessuno che si dicesse intenzionato a votare per lui. Credo che in questo caso abbiano funzionato bene i meccanismi di preferenza multipla e l’impegno messo in campo dalla struttura del partito”.

Abbiamo dimenticato di dire, finora, che in occasione di queste europee, Ncd ha corso insieme all’Udc di D’Alia. Cosa significa?

“Ncd e Udc hanno iniziato, con queste elezioni europee, un percorso politico comune, che si concretizzerà anche nella formazione di gruppi parlamentari comuni”.

A dire il vero D’Alia ha anche invitato il presidente Crocetta ad allargare la sua maggioranza coinvolgendo proprio voi.

“Istintivamente sarei portato a dire: mai in un governo con Crocetta. Ma se il governatore, che ha tra le mani le sorti della Sicilia, dovesse decidere di ripartire da zero, chiedendo a tutte le forze politiche un atteggiamento ‘straordinario’ per il bene dell’Isola, abbiamo almeno il dovere di ascoltare quella richiesta”.

Lei pensa che accadrà una cosa del genere?

“Non credo. Crocetta finora ha scelto la via del galleggiamento, poggiando la sua maggioranza su transfughi dell’Udc, del centrodestra e su qualche partito raccogliticcio”.

E allora? Crede che si possa “galleggiare” per altri tre anni e mezzo? Fino, cioè, alla fine della legislatura?

“Non penso. Crocetta vivacchierà ancora un po’. Ma credo che entro un anno, o giù di lì, si possa tornare al voto. E alcuni segnali mi incoraggiano a pensarlo”.

A cosa si riferisce?

“Penso ad esempio ai recenti rimproveri del leader della Confindustria siciliana Montante. Parole surreali, considerato il fatto che è proprio lui l’inventore di Crocetta. E che la Confindustria è la protagonista almeno degli ultimi cinque anni di governo, da Lombardo a oggi”.

Insomma, ritiene che Crocetta sia stato in qualche modo “abbandonato” da chi lo ha voluto a Palazzo d’Orleans. Ma per chiudere la legislatura servono anche un bel numero di deputati, almeno la metà di Sala d’Ercole, disposti ad andare a casa.

“Certamente la Sicilia non può andare avanti a lungo in queste condizioni. Se il Partito democratico, come ha detto più volte recentemente, si decisesse davvero a staccare la spina al governo Crocetta, credo che non sarà così difficile trovare all’Ars i numeri per tornare subito al voto”.


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