PALERMO – La polmonite letale non è scomparsa, resta in agguato anche se in misura molto inferiore rispetto alle peggiori recrudescenze dei mesi scorsi di pandemia. I casi gravi si registrano ancora, con le complicazioni polmonari come la spesso letale polmonite interstiziale che si sono sì decisamente diradate, ma non sono sparite. LEGGI ANCHE – EMERGENZA NEI PRONTO SOCCORSO
Le polmoniti potrebbero sferrare altre possibili offensive. Come dire, con le parole di Francesco Di Lorenzo, dirigente medico di Malattie infettive dell’Arnas Ospedale Civico di Palermo, “quadro epidemiologico pesantissimo, mentre la sintomatologia e il quadro clinico generale congiunturalmente legati alla variante omicron sembrano più lievi: questo non significa che con un virus talmente rapido nelle mutazioni possa essere lontanamente immaginato un abbassamento della guardia. Stiamo valutando i grandi numeri, mentre al Civico, per esempio, il reparto di Malattie infettive è a meno due dal pieno, con ventidue ricoverati”. LEGGI ANCHE – Catania, hub preso d’assalto VIDEO
Meno casi critici e terapie intensive ancora relativamente al sicuro dal collasso. Ci spiega cosa sta accadendo al Covid-19 sul piano sintomatologico e delle conseguenze? Parliamo di un pericolo meno grave?
“Probabilmente lo è adesso, meno grave. Ma attenzione: sottolineo probabilmente, poiché i dati di esperienza finora a disposizione non sono esaurienti e perché il ragionamento va fatto sui grandi numeri che stiamo elaborando”.
Però la temutissima polmonite interstiziale non fa più paura come nelle altre varianti.
“La forma grave resta, sebbene ridotta numericamente. Abbiamo casi in atto, e percentualmente sono i non vaccinati a correre maggiormente il rischio. Le percentuali esatte non possono essere ancora chiare, aspettiamo obiettive conferme cliniche sui grandi numeri. Fermo restando che i non vaccinati sono i più colpiti, ci sono anche vaccinati costretti al ricovero: ribadisco, bisognerà valutare l’incidenza in ordine ai report. E il quadro epidemiologico, cioè la rapidità e l’estensione del contagio, non può che essere definito disastroso”.
Dunque la minore letalità non è un fatto acquisito. C’è chi parla di endemicità, con percentuali di contagio alte e tuttavia meno pericolose.
“Non lo è per nulla. Ogni variante reca con sé sintomatologie eventualmente differenti. E la variante successiva è sempre dietro l’angolo. L’auspicio è che il virus continui a mutare attenuandosi, mentre si riesce a selezionare un ceppo che, pur infettando, non porti conseguenze rilevanti. Bisogna continuare a cercarlo, non senza una dose di buona sorte. Per farle un esempio in negativo, con l’Hiv la fortuna di una simile attenuazione non è accaduta, purtroppo. Non si muore più come prima, ma grazie ai farmaci”.
Quale la risposta sanitaria?
“Agire gradualmente con l’apertura dei reparti a seconda delle necessità. Senza parlare di terapia intensiva o reparti Covid in senso stretto, si tratta, ad esempio al Civico, del reparto di Malattie infettive e delle altre strutture che erano state impegnate in modo praticamente esclusivo per il Covid: reparti che inizieranno a riaprire ai malati di Covid progressivamente da subito”.
Quanto siamo vicini al pieno?
“Fra novembre e dicembre bastava l’Ospedale Cervello a sopperire, con il Civico che era rimasto in allerta e che ha subito dopo dovuto mettere a disposizione Malattie infettive. Il reparto è oggi vicinissimo all’esaurimento dei posti letto, non basta più – siamo a meno due con ventidue ricoverati – e dunque rientreranno presto in gioco gli altri reparti. A catena riapriranno per i malati Covid altri ospedali, anche in provincia, per esempio a Termini Imerese”.