All'ultimo sangue - Live Sicilia

All’ultimo sangue

Miccichè vs Lombardo a Otto e Mezzo
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2 min di lettura

Non fatevi ingannare dalle apparenze. La vera contesa corre come una scossa elettrica tra questi due volti che prima si fissavano inteneriti, lasciando che le bocche pronunciassero dolci paroline governative. Ora, Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo si odiano. La lotta per il predominio in Sicilia sarà un’ammazzatina (politica) privata tra loro due, con nobilissime ragioni idealistiche prese a pretesto, come alibi di sottofondo.

Sappiamo tutti come si giunse alla rottura, scritta nelle stelle peraltro. Livesicilia l’aveva detto: Gianfranco e Raffaele sono diversi. Poichè ognuno dei due segue una sua via contorta e peculiare all’emotività, spatteranno. Si separeranno all’affievolirsi degli interessi comuni. Così è stato. Un solco li divide. Sono entrambi vendicativi. Cercheranno di riempire il fossato con le spoglie (politiche) del rivale. Miccichè ha punzecchiato Lombardo a “Otto e mezzo”. Ha strabuzzato gli occhioni di sgomento, sentendo parlare di un magistrato antimafia alla Sanità siciliana (notizia appresa di recente, in tutta evidenza). E, dopo avere giurato a una perplessa Lilli Gruber di essere pronto a rompere perfino con Berlusconi, per il bene della Trinacria, perché il Pdl è “allo sfascio” –  qui il naso gli si è allungato di mezzo metro – ha rimandato allusivamente ogni affanno al futuro con un laconico “ci divertiremo”.

Lombardo, dal canto suo, sta con lo spingardino in mano e spara all’occorrenza, da cacciatore esperto. Intervista presidenziale al “Riformista”: “Il partito di Miccichè? Un sindacato giallo. Un vero partito del territorio, un partito autonomista, dovrebbe prescindere da cordoni ombelicali stretti con i partiti nazionali. Forza  Sud non è credibile”. Gliel’hanno riferito a Miccichè, nel salotto gruberiano. Lui non si è scomposto tantissimo, ma se l’è segnata. Nel frattempo il sindaco leghista Tosi picchiava duro su Cammarata, ormai famoso pure in Padania. Cioè, all’estero

Entrambi – Gian e Raf – sono passionali, anche se uno lo ammette e l’altro si nasconde. Entrambi sanno odiare con intensità. L’uno ha il nome dell’altro marchiato nella parte vendicativa del cuore. Si scontreranno nell’urna e in ogni dove, duellanti principi, in un coro di figuranti e comparse. E se non ci fosse la Sicilia di mezzo, ci sarebbe da sedersi sugli spalti, per godersi lo spettacolo.  Con un ghiacciolo autonomista in mano al gusto di fico d’india.


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