PALERMO – Nonostante la siccità e i capitali da trovare sul mercato per finanziare gli investimenti, sul futuro dell’Amap è già braccio di ferro fra i partiti del centrodestra. La società che gestisce il servizio idrico a Palermo e in una cinquantina di comuni dell’area metropolitana è infatti ormai l’obiettivo dichiarato delle componenti della coalizione.
Un’azienda ambita
L’azienda di via Volturno è tra le più ambite tra quelle del sottogoverno, anche per la sua dimensione provinciale, e la decadenza dell’ex amministratore unico Alessandro Di Martino, nominato dall’allora sindaco Leoluca Orlando e poi finito nell’orbita di Forza Italia, ha aperto i giochi.
L’assemblea era stata convocata per ieri ma Palazzo delle Aquile, con una nota firmata dall’assessore Brigida Alaimo e condivisa dal sindaco Roberto Lagalla, ha chiesto un rinvio di due settimane che il collegio sindacale ha ovviamente concesso, rimandando tutto al prossimo 4 o 8 novembre, in prima e seconda convocazione.
Fdi punta alla guida
Un modo per prendere tempo e trovare una difficile quadra all’interno del centrodestra. Lo statuto prevede, infatti, che Amap abbia un amministratore unico o, in alternativa, un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque componenti.
Gli accordi del 2022 prevedono che la guida vada a Fratelli d’Italia, dentro cui si sta giocando una partita nella partita. Il nome più quotato è quello di Antonio Tomaselli, ex presidente della Seconda circoscrizione vicino all’assessore regionale Francesco Scarpinato, ma altre aree scalpitano e quindi non è detta l’ultima parola.
Le richieste di Fi e Dc
Il punto è che, invece, gli altri partiti vorrebbero almeno un consiglio di amministrazione a tre, quindi con anche un vicepresidente e un consigliere. In questo caso, uno dei due sarebbe (come il presidente) espressione del comune di Palermo e l’altro invece di una sintesi di tutti gli altri comuni, cosa che complica non poco la decisione.
Ad ambire al posto numero due ci sarebbero sia Forza Italia che la Nuova Dc che spingono per una trattativa complessiva che comprenda, quindi, anche il resto delle caselle da riempire come il Teatro Massimo, il Teatro Biondo, Gesap o Gh Palermo, per non parlare dell’annunciato rimpasto di giunta di metà mandato che toccherà gli equilibri interni.
La difesa dei meloniani
Una tesi che però fa storcere il naso ai meloniani che, con un cda, vedrebbero depotenziato il ruolo dell’amministratore unico. Al momento nessuno rilascia dichiarazioni ma la tensione sta iniziando a salire.
“Gli altri partiti possono chiedere quel che vogliono ma non possono decidere su quel che spetta a Fdi – dice un big meloniano a taccuini chiusi -. Se l’amministratore unico andava bene prima, non si capisce perché adesso dovrebbe cambiare qualcosa. E’ come se qualcuno mettesse in discussione l’amministratore delegato in Gesap o chiedesse di mescolare le deleghe in giunta, riassegnando la Mobilità o l’Emergenza abitativa”.
Una mossa utile ad alzare il prezzo e a lasciare la situazione invariata, per quanto ingarbugliata, e adesso gli occhi sono puntati sul sindaco Lagalla a cui spetterà l’ultima parola.
Opposizioni all’attacco
Nel frattempo l’Amap si ritrova a gestire il razionamento idrico in città e a dover far fronte alla ricerca di capitali, con le opposizioni che vanno all’attacco.
“La richiesta di rinviare l’assemblea è una scelta più che discutibile – dice Carmelo Miceli del Misto -. Sarebbe opportuno che il sindaco Lagalla non attendesse un ipotetico accordo da parte della maggioranza, iniziando a prendere da sé tali importanti decisioni. Questa sua indecisione perenne sta rendendo ancora più complicata la risoluzione dell’emergenza idrica più grande della storia e mettendo a rischio investimenti per centinaia di milioni di euro”.
“La situazione di stallo in cui si trova l’Amap è preoccupante e rischia di compromettere progetti fondamentali per il nostro territorio, soprattutto in un momento cruciale come quello della gestione dei fondi Pnrr e del piano industriale cofinanziato dalla Bei per 150 milioni”, dice Concetta Amella del M5s.
“È necessario che venga immediatamente nominata una nuova governance aziendale per garantire una guida solida e stabile – continua la pentastellata -. Non possiamo permettere che l’assenza di un amministratore unico blocchi investimenti di oltre un miliardo di euro. La maggioranza è più interessata alla spartizione di poltrone e incarichi che al rilancio e allo sviluppo di Amap, un atteggiamento intollerabile e indecoroso”.