Amia, parla il curatore fallimentare Serio:| "Lo Stato intervenga, da soli non ce la facciamo" - Live Sicilia

Amia, parla il curatore fallimentare Serio:| “Lo Stato intervenga, da soli non ce la facciamo”

Mario Serio

Uno dei curatori fallimentari dell'Amia, Mario Serio, lancia dai microfoni di Livesicilia un appello al governo nazionale: "Intervenga come per Napoli nel 2008, da soli non ce la faremo. Chiediamo a tutti i politici palermitani di intervenire". La curatela intanto rassicura i sindacati sul mantenimento dei livelli occupazionali e dialoga col Comune per l'affitto del ramo d'azienda.

l'intervista
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4 min di lettura

PALERMO – Un appello alle istituzioni e agli esponenti politici palermitani perché chiedano al governo nazionale misure straordinarie per l’Amia, altrimenti non sarà possibile ripulire la città. A lanciarlo è uno dei curatori fallimentari dell’azienda di piazzetta Cairoli, Mario Serio, che dai microfoni di Livesicilia si rivolge direttamente al governo nazionale: “Lo Stato intervenga con generosità per fornire alla città i mezzi necessari allo smaltimento dei rifiuti, da soli non possiamo farcela”.

Palermo, infatti, si ritrova ancora sommersa dai rifiuti: una situazione che di giorno in giorno si va aggravando, con incendi e proteste che rallentano il lavoro dei 2400 dipendenti dell’Amia impegnati nel recupero dell’arretrato. Un arretrato a cui l’Amia, da sola, non riesce a far fronte anche per i continui guasti ai mezzi. “Come capitò a Napoli nel 2008, lo Stato deve intervenire – continua Serio – con l’esercito, la protezione civile, con strumenti adeguati. Viviamo una situazione curiosa: siamo di fronte, infatti, alla dichiarazione di fallimento di una società a capitale pubblico che è in esercizio provvisorio. E così i curatori si sono trovati, per un breve periodo, ad amministrare l’azienda nelle condizioni che prevede la legge, cioè senza contrarre ulteriori debiti. Possiamo amministrare la situazione emergenziale dei rifiuti attingendo alle disponibilità di cassa, che non sono sufficienti però a far fronte al carattere eccezionale delle condizioni, ovvero l’accumulo dei rifiuti”. L’Amia, proprio perché in fallimento, non può provocare ulteriori perdite, dal momento che la curatela è stata nominata per tutelare i diritti dei creditori, e i soldi in cassa non bastano di certo per esempio per l’affitto dei mezzi. Da qui l’appello alle istituzioni. “Sebbene le squadre dei lavoratori lavorino ininterrottamente dal 22 aprile – aggiunge il curatore – l’operazione di completo smaltimento dei rifiuti, in tempi compatibili con il decoro della città, non è possibile. Lo sarebbe a condizione che l’amministrazione fallimentare disponesse di mezzi economici tali per il noleggio di altri mezzi. Ma questo dispendio di denaro è precluso”.

Un intervento che Serio ritiene indispensabile, ma se non arrivasse? “Non voglio neanche prendere in considerazione questa ipotesi”, taglia corto il professore che mette in chiaro anche un altro aspetto, per niente secondario: “Nessuna amministrazione si trinceri dietro la necessità del pagamento di una fattura per eseguire questi interventi, né pensi di poter attribuire responsabilità alla curatela o ai lavoratori”. Insomma, niente scaricabarile per evitare di fare la fine dei tre commissari che si ritrovarono ad essere additati come i colpevoli del malfunzionamento dell’Amia.

I curatori, nel frattempo, ieri hanno incontrato i sindacati (convocati dal sindaco per sabato 4 maggio). “Non ho potuto indicare con certezza i tempi di soluzione della crisi – ammette Serio – ma possiamo ottenere il soddisfacimento del requisito dei livelli occupazione inalterti. Ho sottolineato apprezzamento per il fatto che dopo fallimento non ci sono state interruzioni del servizio. Il clima è di grande solidarietà, anche perché non può esistere una frattura, un antogonismo di interessi tra curatela e sindacati”. Ma, oltre a scongiurare eventuali licenziamenti, il curatore esclude anche il ricorso ai privati: “La legge regionale del 2013 – precisa – dà ai comuni il ruolo di ente naturalmente attributario della funzione di organizzare con propri servizi la cura dell’igiene pubblica”. E la soluzione più probabile, a Palermo, sarebbe appunto quella dell’affitto del ramo d’azienda a Palazzo delle Aquile, con cui da piazzetta Cairoli assicurano che i rapporti sono ottimi. Per il passaggio definitivo dei lavoratori, invece, i tempi sono ancora prematuri, sebbene nella scelta del soggetto a cui affittare uomini e mezzi per legge la preferenza va a chi assicurerà di mantenere i posti di lavoro in vista di una cessione definitiva: condizione che, al momento, solo il Comune potrebbe assicurare.

Per quanto riguarda i creditori, invece, l’Amia si è impegnata al pagamento dei debiti contratti durante la curatela, mentre per quelli precedenti si seguiranno le procedure previste per legge. “L’uso dell’esercito può essere una soluzione – continua Serio – ma bisogna capire chi paga. Al momento siamo in esercizio provvisorio, fino al 15 giugno, anche se il termine potrebbe essere prorogato qualora fosse ritenuto necessario”. Al netto di procedure e sentenze, però, rimane sul tappeto la domanda più urgente: quando Palermo tornerà a essere pulita? “Dipende dall’intervento dello Stato – conclude Serio – non ci si chieda quello che la legge ci vieta”.


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