CATANIA. Si può essere donne e mamme a qualsiasi età ma l’importante è che la genitorialità sia sempre una scelta consapevole. Troppe donne, soprattutto in Sicilia, diventano mamme in età adolescenziale e non sempre si tratta di scelte consapevoli ma spesso affidate al caso o alla mancanza d’informazione. Una ricerca recentemente diffusa dall’European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights dimostra che l’Italia è al 26° posto in Europa per accesso alle informazioni sulla contraccezione. Si tratta di una rete di membri del Parlamento europeo che si impegna a proteggere i diritti sessuali e che di recente ha anche pubblicato l‘Atlante Europeo della Contraccezione. Nonostante i nuovi media, il facile accesso alle informazioni e le numerose tecnologie esistenti, l’Italia (con differenti percentuali per Regioni) non consente parità di accesso alle informazioni sulla contraccezione.
Ma quali sono le differenze per singole regioni? Secondo AIDOS (associazione italiana donne per lo sviluppo), la Sicilia è all’ultimo posto nell’accesso alle informazioni sulla contraccezione. Le Regioni che occupano i primi tre posti sono: Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Le ultime tre sono: Abruzzo, Molise e Sicilia.
Si tratta di eccesso di zelo per evitare il rischio di bassa natalità? No perché proprio l’Atlante dimostra che la Francia è il paese numero uno per l’accesso alla contraccezione ma è anche quello con il più alto tasso di fecondità. La legge italiana prevede che i mezzi per il controllo delle nascite vengano distribuiti gratuitamente nei consultori ma tutte le regioni, come previsto dalla norma, approvano leggi attuative che demandano tale disposizione direttamente ai consultori, centri che nella maggior parte dei casi non hanno fondi a sufficienza per garantire a tutti i richiedenti il libero accesso agli strumenti contraccettivi. Le Regioni che attualmente permettono ad alcune categorie di accedere alla contraccezione gratuita sono: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Lazio insieme alla Provincia autonoma di Trento. In Italia, le pillole contraccettive sono tra le più care d’Europa, fino a 20€ al mese.
“Purtroppo, ancora oggi la contraccezione viene considerata un lusso” – come ci spiega la dottoressa Elisa Caruso. Negli ultimi mesi, infatti, la ginecologa catanese, con la collaborazione di diversi esperti, ha avviato un percorso di conoscenza e diffusione di informazioni sulla contraccezione nelle scuole del comprensorio etneo riscontrando particolare interesse. “A richiedere questi incontri nella maggior parte dei casi – ci racconta la stessa dottoressa Caruso – sono stati proprio gli studenti tramite i loro rappresentanti o la consulta”. Ciò che emerge dall’interesse dei ragazzi è proprio il loro bisogno di essere ascoltati e la necessità di una maggiore conoscenza su questi temi: “Nonostante i social network – aggiunge – le ragazze si scontrano quotidianamente con tutta una serie di tabù e di preconcetti basati proprio sulla vita ginecologica di ogni donna. Anche banalmente, le ragazze non riescono a definire con i giusti termini ciò che accade al loro corpo. Le mestruazioni non vengono definite con il loro giusto nome, si ha imbarazzo ad acquistare i preservativi in farmacia, poche ragazze tendono a spiegare ciò che provano nella propria intimità nemmeno al proprio partner e si evidenzia una scarsa, se non assente, conoscenza dei metodi contraccettivi”.
Come si può incidere dunque sulla conoscenza e sull’informazione?
“La verità – spiega – è che molti di questi luoghi comuni sono basati su credenze popolari e su usi e costumi che con il tempo si sono modificati o addirittura cancellati. Bisogna rendere le adolescenti libere di esprimersi sin dal loro primissimo approccio con il ciclo mestruale e con i cambiamenti e gli stimoli che arrivano dal proprio corpo. Come spesso racconto ai ragazzi, ci sono paesi in cui ancora oggi le donne sono costrette a nascondersi nei giorni in cui si presenta il ciclo mestruale, come l’India ad esempio, e questo proprio perché l’evoluzione ed il meraviglioso cosmo naturale del corpo femminile deve essere nascosto, privato di conoscenza e comprensione. Poter esprimere liberamente se stesse, raccontare dei propri bisogni, ascoltare il proprio corpo e vivere la sessualità con consapevolezza e conoscenza è un diritto che le donne hanno conquistato, duramente peraltro. E mi sembra giusto ricordarlo proprio oggi. Credo sia opportuno ricordare alle istituzioni che non si è donne solo in alcuni giorni del mese o dell’anno e garantire una parità ed un libero accesso a strumenti ed informazioni è anche uno dei modi per sostenere attività di politiche pubbliche condivise e partecipate”.