"Dipendenti immaginari" | All'Anfe assenteisti "illustri" - Live Sicilia

“Dipendenti immaginari” | All’Anfe assenteisti “illustri”

ESCLUSIVA. Tra di loro anche la sorella e la cognata dell'ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Vi sveliamo il sistema delle false fatturazioni con cui l'ente di formazione finito nell'occhio del ciclone avrebbe "truffato" Regione e Unione europea.

 

CATANIA – I dipendenti “immaginari”, li chiamano gli investigatori. Gente pagata dagli enti di formazione professionale che per lo più sono rimasti dei fantasmi per i colleghi. Insomma, sul posto di lavoro si vedevano poco o addirittura niente.

E all’Anfe lo sapevano tutti. Tutti conoscevano l’esistenza di un “elenco” di fortunati dipendenti che avrebbero intascato lo stipendio senza neppure una goccia di sudore. Scorrendo l’elenco si trovano anche due persone dalle parentele illustri. Sono Angela Maria Lombardo, sorella dell’ex governatore Raffaele, e Francesca Padella, moglie di un altro Lombardo, Angelo, ex deputato nazionale del Movimento per l’autonomia. I finanzieri hanno scoperto che alle due donne sono stati pagati stipendi rispettivamente per un totale di 112 e 66 mila euro. Eppure sarebbero state troppo spesso assenti. Così dicono i loro stessi colleghi sentiti dagli investigatori. Le uniche volte di cui si ricordano di loro al lavoro è stato nei giorni successivi all’arrivo dei finanzieri negli uffici dell’ente di formazione. Un controllo eseguito su richiesta della Procura regionale della Corte dei conti. La Lombardo si doveva occupare di “processi amministrativi” mentre la Padella lavorava in amministrazione.

Del famoso “elenco” farebbero parte altre persone. E con cifre persino superiori. C’è Fernanda Maria D’Amore registrata dai finanzieri alla voce “assente” eppure in sei anni ha incassato stipendi per 235 mila euro in qualità di direttrice degli sportelli multifunzionali di Paternò, Catania e Acireale. C’è poi Enrico Di Dio, ufficialmente operatore di segretarie dell’Anfe che in realtà, però, avrebbe prestato servizio nel noto lido Le Palme lungo la Playa di Catania. Il tutto per 66 mila. Per la cronaca, il lido è finito sotto sequestro per equivalente. Sarebbe gestito da Giuseppe Saffo, uno dei dieci arrestati del blitz di ieri. Tra gli assenti ma regolarmente pagati risulterebbero anche Stefano Porto e Marcello Pulvirenti (76 mila euro ciascuno di stipendio), Alessandro Saffo (88 mila euro), e Manuela Vittoria Nociforo (moglie di Francesco Cavallaro, personaggio chiave dell’inchiesta, finita ai domiciliari. Per lei stipendi non dovuti da 112 mila euro). Pulvirenti viene descritto come uomo di fiducia e factotum dell’ex sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli.

Il capitolo degli assenteisti, seppure ricco, non è il più corposo delle spese degli enti di formazione. Il sistema delle truffe si basava, dicono gli investigatori, soprattutto sulle false fatturazioni. Le indagini coordinate dal procuratore Giovanni Salvi e dall’aggiunto Giuseppe Gennaro, delegate al Nucleo di Polizia tributaria guidata dal tenente colonnello Giancarlo Franzese, avrebbero pure individuato le cosiddette “imprese cartiere” da cui uscivano i documenti fasulli per dimostrare di avere sostenuto spese e ottenere il via libera ai rimborsi da parte dell’assessorato regionale. Molte delle ditte sarebbero direttamente riconducibili a Giuseppe Saffo e Francesco Cavallaro: Società Gestioni Globali (si occupa di pulizia e sanificazione). I proprietari sono Domenico La Porta, Manuela Vittoria Nociforo e Maria Concetta Cavallaro, moglie di Giuseppe Saffo. Sono tutti ai domiciliari; Lp Service (impresa di pulizie) di Domenico La Porta; General Service (è la società che gestisce il Lido Graziella, di proprietà di Maria Concetta Cavallaro e Manuela Vittoria Nociforo); Maco pulizie (sempre di proprietà delle due donne).

Queste imprese hanno fatto il pienone delle forniture. E il fatto che fossero una costante nell’elenco dei fornitori avrebbe dovuto fare suonare il campanello d’allarme in chi aveva il compito di controllare. Peccato, però, sostiene l’accusa, che a fare parte del meccanismo illecito ci sarebbe anche il funzionario dell’ispettorato del lavoro Maria Rosa Trovato, anche lei ai domiciliari. Che, invece, di stoppare tutto avrebbe dato il via libera ai pagamenti. In cambio avrebbe ottenuto l’assunzione dei due figli all’Iraps.  Fra i tanti esempi di spese gonfiate ne citiamo due che offrirebbero la cifra complessiva della truffa. Una risma di carta il 14 maggio 2009 veniva pagata 3 euro e poche ore dopo 6 e 50 centesimi. Un kit di cancelleria (5 penne, 12 block notes, 2 matite, 2 gomme, 12 cartelle, una borsa lavoro, 12 cd rom) veniva fatturato per 90 euro. Il reale valore commerciale non supererebbe i 25 euro.

A completare il quadro delle imprese cartiere ci sarebbero anche quelle ritenute “conniventi”: Aelleartigrafiche di Adinolfi Maria Antonietta, Service &informnatica di Giuseppe Bartolotta, Elleartigrafiche di Salvatore La fata; Di Franca Domenico Sas, Reattiva Advertising di Antonino Leonardi, Unlimited sound di Salvatore Arcifa, Sul tavolo della Procura è finita una montagna di carte. Sono più di un centinaio i progetti spulciati dagli investigatori che tirando le somme ritengono la sola Anfe abbia accumulato spese fantasma per due milioni e mezzo di euro. Fra queste vanno annoverati i diciannove mila euro spesi per comprare sei cancelli di ferro. Dovevano servire per la sede Anfe di Acireale. Ed invece sarebbero stati piazzati in una bella villa privata a Cannizzaro, ridente frazione di Aci Castello. Una villa che apparterrebbe a Giuseppe Saffo.

AGGIORNAMENTO DEL 6 NOVEMBRE 2013 – Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’avvocato Salvatore Leotta, difensore di Antonino Leonardi, che riportiamo qui sotto integralmente. 

Nell’interesse e per conto del sig. Leonardi Antonino nato a Paternò (CT) l’11.10.1965, titolare della ditta “Reattiva Advertising”, in merito all’articolo pubblicato dalla Vostra Redazione alcuni giorni addietro a seguito dell’arresto di alcune persone per la vicenda delle presunte irregolarità degli Enti di formazione, in relazione al quale l’azienda del mio rappresentato sarebbe stata ritenuta una delle imprese cosiddette “..conniventi..”, il sig. Antonino Leonardi smentisce categoricamente tali affermazioni. L’azienda del mio rappresentato, infatti, ha operato da sempre nel massimo rispetto della legalità e fino ad oggi il Leonardi non risulta essere indagato, né ha mai ricevuto alcuna convocazione o richiesta di chiarimenti da parte della Magistratura Inquirente. In ogni caso egli è ovviamente pronto a dimostrare la propria estraneità e a confutare ogni eventuale accusa.


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