Antico Corso, Castro:| “Bianco, ci siamo anche noi” - Live Sicilia

Antico Corso, Castro:| “Bianco, ci siamo anche noi”

Torre del Vescovo e Il Bastione degli Infetti senza cartello

La porzione di territorio che va da Torre del Vescovo (segnata da crepe) al Bastione degli Infetti (senza cartello), racconta di un quartiere dalle enormi potenzialità mal sfruttate. Il comitato Antico Corso: “Servono interventi mirati”. YOULIVE Invia la tua segnalazione a redazione@livesiciliacatania.it

centro storico
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CATANIA – Comitato Antico Corso: “Sindaco, ci siamo anche noi”. Un sacchetto di spazzatura giace ai piedi della Torre del Vescovo, carte accartocciate presidiano le mura di Carlo V, un palo, orfano del cartello, sta a indicare (con un po’ di fantasia) il Bastione degli Infetti. Così si presenta il fazzoletto di terra che racchiude alcuni dei tesori della città di Catania nel quartiere Antico Corso.

La porzione di territorio, pochi metri, che va dalla torre medievale (segnata da crepe) al Bastione degli Infetti, racconta di un quartiere dalle enormi potenzialità mal sfruttate. Gli abitanti della zona fanno quel che possono: spazzano, rimproverano gli incivili che gettano l’immondizia a ridosso delle mura, avanzano proposte alle amministrazioni comunali che si susseguono negli anni. Raramente, però, ottengono interventi di tipo strutturale che non si limitino ad una pulizia straordinaria della zona. E pensare che le mura di cinta in prossimità della torre “salvarono la città storica dalla colata lavica del 1669”.

Un po’ di riconoscenza non guasterebbe e nemmeno un’illuminazione più convinta e convincente. “Quest’amministrazione, come quelle che l’hanno preceduta, non ha dimostrato un particolare interesse nei confronti del quartiere”, sbotta Salvo Castro, presidente del comitato Antico Corso, passeggiando tra le bellezze della via. “Nessun intervento specifico è stato portato avanti, né dalla sovrintendenza né dalle varie amministrazioni che non hanno voluto farne un punto di forza o attrazione come complesso turistico e archeologico”, aggiunge.

E per dimostrare la veridicità delle sue parole, Castro indica le crepe che segnano la Torre del Vescovo. “Ci sono delle crepe evidenti, non ho le competenze tecniche per stabilire se c’è un rischio di crollo, ma di certo la stabilità è precaria”, dice Castro che chiede a gran voce: un’analisi approfondita e “un intervento mirato per tutelare il bene archeologico”. Lo stato delle mura, quasi nascoste da rampicanti, in prossimità della torre, non è da meno. Spesso sono gli abitanti del quartiere a occuparsi della pulizia dello spazio antistante alle mura.

“Abbiamo fatto proprio come ha detto il sindaco Bianco: abbiamo adottato un po’ di verde, quello davanti alle nostre case”, spiega Elvira Tomarchio. Sono

Le mura di Carlo V ricoperte dalla vegetazione

cittadini-modello i membri del comitato, tanto che ricordano ancora un vecchio slogan del sindaco: “Questa città ha ventotto secoli di storia”. “Questo slogan restituiva ai miei occhi – ricorda Castro- una dignità che non è mai stata riconosciuta a questa città, come se Catania vivesse esclusivamente del sogno della Milano del sud, un’idea priva di un collegamento culturale con la città a differenza dei ventotto secoli di storia che, invece, rappresentavano un continuum vero con la tradizione catanese”.

Una strada accantonata. “Mi sembra che oggi quest’amministrazione non si muova in maniera abbastanza decisa in questa direzione”, afferma il presidente del comitato che racconta di avere ottenuto “una breve interlocuzione con l’amministrazione” senza ottenere i risultati agognati. “Non abbiamo avuto neanche la possibilità di illustrare le nostre proposte, ci è stato opposto un mantra: non ci sono soldi”. Un approccio che Castro definisce “errato” alla luce delle possibilità di quella che definisce “la fase della progettualità” attraverso “la sinergia tra il Comune e associazioni, comitati e cittadini che hanno a cuore la ripresa del quartiere”.

La stella polare dovrebbe essere il recupero dei beni culturali e delle aree verdi (in primis quella del Bastione degli Infetti). Di lì l’avvio di una “campagna di scavi, sotto la sorveglianza della sovrintendenza e con il contributo delle varie associazioni, per ricostruire un’immagine organica della storia che è passata su queste strade”. Un pizzico di cura sarebbe uno straordinario ingrediente per iniziare timidamente a ridisegnare il volto di un quartiere più noto per gli “arrusti e mancia” che per le testimonianze storiche che lo attraversano.


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