Sono 18 i candidati alle elezioni amministrative di domenica ritenuti “impresentabili” dalla Commissione Antimafia, secondo il codice di autoregolamentazione dei partiti e la legge Severino. È di 19mila candidati la platea presa in considerazione dalla Commissione. Il numero degli impresentabili è stato reso noto dal presidente della Commissione Nicola Morra (nella foto), “con la doverosa premessa che sono arrivate delle note di rettifica anche nel pomeriggio e che provvederemo a rettificare i giudizi di impresentabilità anche lunedì”.
Sono 4 gli impresentabili, secondo la relazione dell’Antimafia, a Palermo: tre del centrodestra e uno del Pd. Per il centrodestra Totò Lentini, Giuseppe Milazzo e La Mantia; Giuseppe Lupo per il Pd. Per Francesco La Mantia della lista “Noi con l’Italia” in sostegno di Roberto Lagalla, l’Antimafia segnala la condanna per riciclaggio; Totò Lentini che guida la lista ‘Alleanza per Palermo’ (anche questa in appoggio a Lagalla) è finito nella black list per tentativo di concussione (dibattimento in corso); Giuseppe Lupo del Pd (sostiene Franco Miceli) per corruzione; Giuseppe Milazzo di Fratelli d’Italia (Lagalla) per concussione (dibattimento in corso)
Dei 18 risultati impresentabili, due calabresi, due pugliesi, cinque laziali, un friulano, due campani, quattro siciliani, un veneto e un emiliano. In questa tornata elettorale la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie ha esaminato 19.782 nominativi, un “numero record di candidati verificati, con un incremento del 65% circa rispetto alla precedente tornata elettorale”. L’esame delle liste elettorali effettuato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie ha riguardato 57 consigli comunali, 4 capoluoghi di regione (Genova, L’Aquila, Catanzaro e Palermo) e 22 capoluoghi di provincia. In 14 Regioni.
Il presidente Morra ha ringraziato per “la straordinaria collaborazione i Tribunali, le Corti d’appello e le Procure per il lavoro fornito”, elogiando in particolare “però i consulenti e gli archivisti della commissione cui va un ringraziamento speciale per come hanno lavorato dimostrando abnegazione e senso del dovere assolutamente encomiabili”. “Il numero appena indicato è il frutto delle verifiche effettuate grazie alle prescrizioni del codice etico che questa Commissione si è dato nel rispetto degli elettori. Voglio ricordare – precisa il Presidente della Commissione parlamentare antimafia – che questo codice di autoregolamentazione è stato votato da tutta la Commissione ed è rappresentativo di tutti i partiti che l’hanno scritto e votato”.
“Apprendo con rammarico di essere stato inserito nella lista dei cosiddetti ‘impresentabili’ stilata dall’Antimafia, organo nei cui confronti ho sempre nutrito e nutro profondo rispetto. Scopro di trovarmi in tale lista per un rinvio a giudizio in relazione a un’ipotesi di reato segnalata nella relazione della commissione che però non dice come e perché questa vicenda ha avuto inizio: a denunciarmi nel 2015, infatti, è stato l’allora direttore generale dell’Asp di Palermo Antonino Candela, già condannato per le gravissime accuse allo stesso mosse nell’ambito dell’operazione ‘Sorella sanità’ e noto per l’uso spudorato di dossier e ricatti al fine di ottenere nomine ed incarichi”. Così il deputato regionale e a capo della lista ‘Alleanza per Palermo’ in sostegno di Roberto Lagalla (centrodestra), Totò Lentini, commenta la relazione. “Candela ha sostenuto che io avrei abusato del mio ruolo di deputato chiedendogli il trasferimento di una donna – dipendente dell’Asp – da una sede ad un’altra – aggiunge Lentini, accusato di concussione – Per inciso io non ho neppure mai personalmente conosciuto o incontrato la persona che avrebbe beneficiato della mia richiesta, di cui mi sono fatto tramite solo in ragione del fatto che la lavoratrice era madre di un minore affetto da una grave forma di autismo. Insomma la pretesa concussione sarebbe consistita nello spendere il mio ruolo istituzionale non certo per ottenere qualche vantaggio, ma per garantire a una persona un diritto che le spettava e che si vedeva negare”. “Credo che fare questo sia un dovere per un uomo politico e, senza preoccupazioni, dico che sarei pronto a rifarlo per tutelare una persona in difficoltà, per garantire i diritti di chi è più debole – conclude Lentini – Confido con la massima serenità di poter dimostrare la mia totale innocenza nel corso dell’istruttoria dibattimentale, con la piena fiducia che ho avuto ed ho nella giustizia e nel rispetto delle leggi” (ansa)