Appalti e inchieste,| il ritardo della politica - Live Sicilia

Appalti e inchieste,| il ritardo della politica

Con le indagini su discariche e fotovoltaico, gli inquirenti arrivano prima della politica, malgrado i tanti campanelli d'allarme suonati in questi anni. Serve un intervento deciso sulla burocrazia. Ma anche le imprese hanno qualcosa su cui riflettere, a partire dalla "convenienza" della legalità

PALERMO – L’ultimo annuncio in ordine di tempo risale a oggi, quando il presidente Rosario Crocetta ha detto che sarà creata “una banca dati on line, il cui accesso sarà riservato alle forze dell’ordine e alla magistratura, con tutte le informazioni relative agli appalti pubblici della Regione”. Ma la settimana horribilis per la Regione, con due inchieste che hanno fatto tremare il Palazzo, quella sulle discariche e quella sul fotovoltaico, promette strascichi. Le indagini hanno svelato presunti incroci pericolosi tra burocrazia e affari, storie di tangenti e promiscuità – tutte, sia chiaro, ancora da dimostrare in sede giudiziaria – che gettano più di un’ombra sulla burocrazia regionale. Storie che affondano le proprie radici in quella matassa ingarbugliata di norme e codicilli, in quel labirinto nel quale non perdersi, per cittadini e imprese, è pratica non semplice, in quel pantano in cui le poche certezze fanno il gioco di disonesti e avidi a scapito del diritto.

Colpisce, nelle cronache di questi giorni, la corsa dei politici per piazzarsi primi nel gioco del “l’avevo detto io”. Tanti si sono iscritti, eppure resta il fatto che fino all’intervento della magistratura, lo status quo, per esempio sulla vicenda delle discariche, era rimasto quasi intatto. “La Procura è arrivata a conclusioni che la politica non ha saputo trarre: ha fatto prima delle istituzioni politiche”, ha sintetizzato in un’intervista a Livesicilia il deputato del Pd Anthony Barbagallo.

Eppure, i campanelli d’allarme erano suonati abbondanti, dentro e fuori dal Palazzo. Sul fronte delle energie alternative, ad esempio, una relazione dell’assessorato all’Energia aveva sollevato già forti perplessità sulle procedure per l’autorizzazione per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, dipingendo un quadro a dir poco caotico degli uffici. Quanto alla vicenda rifiuti, basta sfogliare le collezioni dei giornali. Solo pochi mesi fa, a marzo, era stata la Fit Cisl a chiedere maggiore trasparenza nel settore, invitando la commissione Antimafia “a rendere pubblico subito l’esito dei controlli antimafia sulle imprese che gestiscono le discariche in Sicilia, a partire da quelle pubbliche guidate da politici che pertanto devono dare per primi l’esempio”. Prima ancora c’erano state le esternazioni – con tanto di polemiche interne alla giunta – degli assessori Nicolò Marino e Mariella Lo Bello. Già a dicembre del 2010, sul Sole 24 Ore la Confindustria siciliana denunciava come nell’Isola si rilasciassero autorizzazioni in materia di protezione ambientale senza accertarsi che le aziende richiedenti avessero le carte in regola per averle. Passava un anno, e nel settembre del 2011 lo stesso vicepresidente degli industriali Giuseppe Catanzaro, imprenditore del settore, tornava alla carica, parlando al Giornale di Sicilia di “resistenze di pezzi malati di burocrazia e della politica che impediscono il cambiamento”, denunciando ritardi nell’informatizzare le procedure e a lasciare traccia di ciò che si è fatto. Nella stessa intervista Catanzaro lamentava: “Si spendono i fondi europei per comperare un sistema informatico di gestione delle pratiche, il Sivvi, di cui ad oggi non c’è alcuna applicazione”, aggiungeva l’imprenditore.

Il Sivvi è un sistema informativo di valutazione di impatto ambientale realizzato da Sicilia e-Servizi e Sicilia e-innovazione con i fondi europei, presentato in pompa magna nel giugno 2009 con una conferenza stampa a cui presero parte tra gli altri l’allora assessore Pippo Sorbello e la dirigente Rossana Interlandi. Doveva assicurare trasparenza nelle procedure. Lo si è cominciato usare solo nel 2011, ma in assessorato non pare sia troppo apprezzato, malgrado – spiega il dirigente generale del dipartimento Ambiente Gaetano Gullo – “all’epoca vi furono spesi 900 mila euro”. La digitalizzazione, spiega lo stesso Gullo, comunque c’è, sia attraverso Sivvi, sia per mezzo di un software realizzato da risorse interne che permette consultando quest’indirizzo di seguire l’iter delle pratiche su pagine excel.

Software o non software, il quadro emerso dalle ultime inchieste richiede alla politica una tempestività e una decisione nell’intervenire che fin qui non si è vista a sufficienza. E questo al di là dei proclami e dei data base da mettere a servizio degli investigatori. Servono piuttosto misure che davvero semplifichino gli iter burocratici garantendo trasparenza e criteri oggettivi e certi, interventi volti a evitare che si creino “regni” troppo lunghi negli uffici pubblici per mezzo di rotazioni mirate (che non degenerino nel caos), ogni sforzo possibile volto a evitare occasioni di contatti diretti tra uffici e ditte, e in ultimo sanzioni severe per i dipendenti infedeli, premiando invece i meritevoli e preservando questi ultimi da generalizzazioni. Insomma, occorre che la politica ristabilisca il suo primato sulla burocrazia, che da tempo ormai s’è ridotto invece alla sola attività di spartizione delle poltrone più pesanti secondo criteri di appartenenza.

Ma d’altra parte, anche per le imprese (e non solo per la politica) le inchieste di questa settimana offrono senz’altro spunti di riflessione. Un passaggio interessante dell’ordinanza è la conversazione tra due imprenditori coinvolti nell’indagine, Calogero e Giovanni Sodano. Parlando di presunte richieste di denaro da Gianfranco Cannova, il funzionario al centro dell’inchiesta, i due commentavano: “Ora il dottore (Cannova, ndr) ci racconta le solite minchiate… che vuole soldi… non dobbiamo dare più niente noi… non ci credo che Catanzaro molla una lira per… per… per avere queste discariche… neanche una lira…”. “Sì…”. “E il primo che si permette a dirgli dammi mille lire quello lo denuncia… noi troppo esagerati siamo stati…”. Un passaggio che fa riferimento al già citato vicepresidente degli industriali siciliani e che sembra dar forza alla scuola di pensiero, forse ancora minoritaria, della “legalità conveniente”, per la quale – proprio come accade nei confronti degli estorsori di Cosa nostra – la denuncia alle autorità è la migliore e più efficace difesa per tenere alla larga eventuali corrotti e concussori.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI