Appalto senza gara strisce blu |Condannato l'ex sindaco Spitaleri - Live Sicilia

Appalto senza gara strisce blu |Condannato l’ex sindaco Spitaleri

Assolti Michele D'Urso, Mario Di Bella ed Emanuela Triolo.

CATANIA. E’ stato condannato ad 1 anno e 6 mesi l’ex sindaco di Riposto Carmelo Spitaleri, imputato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta nel processo scaturito dall’inchiesta delle Fiamme Gialle della Compagnia di Riposto sull’affidamento senza gara del servizio di sosta a pagamento nel comune marinaro. Stessa condanna pronunciata dalla seconda sezione penale del tribunale di Catania, presieduta da Roberto Camilleri, per l’ex comandante della polizia municipale ripostese, Giuseppe Ucciardello, e per l’ex legale rappresentante della cooperativa sociale Porto dell’Etna, Salvatore Tropea. Assolti, invece, per non aver commesso il fatto gli altri tre imputati: il consigliere comunale di Riposto Michele D’Urso, il pluripregiudicato Mario Di Bella e la moglie di quest’ultimo Emanuela Triolo. Inflitta dunque una condanna più dura rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero Anna Trinchillo. Al termine della requisitoria la pm aveva chiesto una pena ad un anno di reclusione per Carmelo Spitaleri, Giuseppe Ucciardello, Salvatore Tropea e Mario Di Bella. L’accusa aveva invece formulato una richiesta di assoluzione per Michele D’urso ed Emanuela Triolo.

Il tribunale ha disposto anche la trasmissione del verbale di udienza del febbraio dello scorso anno alla Procura per valutare l’esercizio dell’azione penale nei confronti di Fabio Patanè e Vito Grasso per il reato di falsa testimonianza.

LE REAZIONI. “Rimango sorpreso rispetto alla decisione del tribunale – dichiara il legale Enzo Iofrida, difensore di fiducia di Carmelo Spitaleri insieme all’avvocato Giovanni Grasso – in quanto se la responsabilità del mio assistito trae origine da una determina assunta senza l’intervento della giunta e poi una sentenza del Tar, confermata anche dal Consiglio di Stato, interpreta la norma allo stesso modo dello Spitaleri, del sottoscritto e del predecessore del mio assistito, l’avvocato Carmelo D’Urso, non si comprende, almeno allo stato, da dove il tribunale abbia potuto trarre la responsabilità penale del mio assistito. Attendo le motivazioni – conclude Iofrida – ma preannuncio il ricorso in appello”. E’ agrodolce il commento di Ernesto Pino, legale di Mario Di Bella, Emanuela Triolo e Salvatore Tropea.“Esprimo la massima soddisfazione perché è stata riconosciuta la mancanza di responsabilità di Mario Di Bella e della moglie Emanuela Triolo – spiega Ernesto Pino – mentre resto insoddisfatto per la condanna nei confronti di Salvatore Tropea e addirittura basito per la condanna per il reato di turbativa d’asta. Attendo con ansia le motivazioni per presentare appello”. E non possono che essere pienamente soddisfatti i difensori di fiducia di Michele D’Urso, gli avvocati Giovanni Spada e Nino Lattuca. “Esprimiamo grande soddisfazione per la sentenza emessa che, attraverso la formula assolutoria più ampiamente liberatoria, ha affermato l’assoluta estraneità ai fatti contestati al nostro assistito – dichiarano all’unisono gli avvocati Spada e Lattuca – Finalmente dopo diversi anni, nel corso dei quali l’ex assessore ed oggi vice presidente del Consiglio comunale di Riposto ha silenziosamente atteso che venisse acclarata la verità dei fatti, è stata resa definitivamente giustizia al suo corretto operato come amministratore della città di Riposto”.

L’INCHIESTA. E’ il gennaio del 2013 quando a Riposto, a pochi mesi dalle amministrative, si abbatte l’inchiesta della Procura di Catania che vede indagati, tra gli altri, il primo cittadino Carmelo Spitaleri. Secondo l’accusa la cooperativa Porto dell’Etna, pur priva dei requisiti previsti dalla legge, avrebbe ottenuto nel 2008 l’affidamento diretto delle strisce blu nel territorio comunale. Gli amministratori non avrebbero compiuto nessun serio accertamento sulla cooperativa che, al momento dell’affidamento, non era iscritta all’albo regionale e non possedeva la documentazione sullo stato di svantaggio dei soci-lavoratori. Sempre secondo la Procura, la gara indetta dopo alcuni anni di affidamenti diretti sarebbe stata pilotata per favorire proprio quella cooperativa, gestita di fatto da Mario Di Bella tramite la moglie.


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