Aquila, la lunga lettera di Tucci: | "Tre mesi fantastici, grazie a tutti" - Live Sicilia

Aquila, la lunga lettera di Tucci: | “Tre mesi fantastici, grazie a tutti”

Il coach avellinese, giunto a Palermo a stagione in corso, attraverso Facebook ha ammesso di aver provato tante e grandi emozioni alla guida dei biancorossi, con i quali ha sfiorato la promozione sul campo in serie A2.

PALERMO – Una lettera aperta, lunga ed emozionante, pubblicata attraverso un mezzo a lui poco congeniale, a giudicare dalla sua attività negli ultimi mesi. Gianluca Tucci affida al proprio profilo su Facebook le sensazioni vissute, le emozioni provate, le gioie e i dolosi procurategli dagli ultimi mesi trascorsi a Palermo, alla guida della Nuova Aquila. Il coach biancorosso ha aperto il proprio cuore per esprimere tutto ciò che ha sentito dentro di sè nei mesi trascorsi in Sicilia, dove è tornato nove anni dopo l’esperienza di Trapani. E proprio dalla piazza granata parte il “giro del cuore” di Tucci, il quale esprime quel legame ormai indissolubile con l’isola: “E così – scrive il coach – , quando nel freddo inverno avellinese, nel corso di questa stagione agonistica, la mia seppur breve lontananza dal parquet mi faceva guardare alle realtà cestistiche del territorio nazionale con acceso interesse, ma con l’imparziale distacco di chi studia decine di partite settimanali all’unico scopo di un aggiornamento che sia il più corposo possibile, inevitabilmente il click del mio mouse indugiava sulle pagine che descrivevano il percorso di formazioni quali Capo d’Orlando, Agrigento, Trapani, Barcellona, Palermo, Cefalù, quasi a tracciare un sottile presagio, o a celare un incosciente anelito”.

Il passaggio a Palermo è stato il ritorno alla sua attività in panchina, ma anche l’approccio con una piazza decisamente grande per il campionato da affrontare, anche se il rapporto tra la città e il basket non sembrava particolarmente forte. Tuttavia, Tucci nella sua lettera ha evidenziato proprio il sostegno che il capoluogo ha dato a lui e ai suoi ragazzi: “Che in una città di quasi un milione di anime, così appassionata del buon calcio al punto da calamitare la quasi totalità dell’interesse sportivo dei suoi abitanti, in un ambiente senza tradizione cestistica di massimi livelli, e che per giunta presenta una carenza importante di strutture adibite alla pratica della pallacanestro, si potesse però trovare grande competenza, vera passione e profonda umiltà nelle persone che operano il basket, ecco questo non l’avrei mai detto. E ciò rappresenta il segno che il futuro è solo nelle mani di chi vuole afferrarlo e possiede gli strumenti mentali adatti per non mancare la presa. La A.S.D. Nuova Aquila Palermo, società di punta di un movimento che nel territorio sta prendendo piede rapidamente, espandendosi come solo il nostro gioco così dinamico e imprevedibile è in grado di fare, ha tutte le carte in regola per ambire ad uno scenario più importante”.

“I mie tre mesi nel capoluogo siciliano – ha proseguito Tucci – mi hanno fatto conoscere da vicino Francesco Lima, primo garante di quella professionalità di cui ho fatto esclusiva richiesta per poter accettare la proposta lavorativa. Lui sa perfettamente quanto le regole e la disciplina siano la base affinchè un percorso diventi produttivo. Solo in questo caso si può cominciare a parlare di vera programmazione. La nostra intesa è stata immediata. Salvo Rappa, il presidente del club, è una persona che unisce all’entusiasmo e all’ottimismo una grande ed innata capacità di relazionarsi con gli altri, uno spiccato spirito di gruppo, e non solo questo. L’umiltà, che fin troppo raramente si riscontra nelle figure al comando di un’azienda, al punto che scendere in campo o aprirsi con i propri dipendenti per molti capi è visto come un atto di debolezza, è invece del carattere di Salvo una parte integrante e mai artificiosa. Credo che lui abbia colto il segreto profondo del nostro sport: la condivisione degli obiettivi, delle emozioni, dei sentimenti, e perchè no, dei dubbi e delle difficoltà, che solo se affrontate insieme possono essere superate, piuttosto che eluse. In una parola, l’umanità, in un assoluto rispetto di ruoli e competenze per assicurare la piena consapevolezza della responsabilità di ciascuno”.

Tucci, una volta arrivato a Palermo al posto di Marletta, ha trovato ovviamente la squadra già fatta, ma ha trovato anche un grande gruppo capace di adattarsi alle sue richieste tecnico-tattiche: “Quando un coach comincia un’avventura in una squadra che non ha scelto, cui non ha trasferito dal precampionato estivo regole e metodologia, che non ha provato a plasmare dando a ciascuno un obiettivo individuale parallelo a quello collettivo, ecco quell’allenatore non può pensare nè di rifare tutto da zero, nè tanto meno di cavalcare un’onda. Ma la mia strada è stata dal primo momento ben chiara: intensificare la conoscenza reciproca aumentando il più possibile il numero di incontri, non necessariamente sul campo, per un confronto giornaliero incessante che non si dichiarasse nè avvertisse mai concluso… 700 ore trascorse insieme, come dire un intero mese di convivenza a stretto contatto 24 ore su 24. Una conoscenza intensiva, una esperienza forte e probabilmente molto stressante, perchè condotta con la continua pressione di doversi misurare, prima settimanalmente e poi nei playoff a distanza di poche ore, con una gara ufficiale. Se siamo arrivati ad un passo dalla serie A, lo dobbiamo alla grande disponibilità che ognuno ha scelto di donare alla causa, stravolgendo ritmi ed intensità di lavoro, e accettando senza batter ciglio richieste tecniche, tattiche e fisiche di spessore crescente, nonchè sacrificando tempo chi alla famiglia, chi al lavoro, ed infine impegnando energie nervose per le quali non era stata maturata l’abitudine a profonderle”.

Il ringraziamento alla squadra, ogni singolo giocatore, e allo staff tecnico, passando inevitabilmente per i dirigenti e il presidente Salvo Rappa, precede la parte della lettera in cui Gianluca Tucci parla della Palermo vissuta da lui in questi tre mesi: “Raggiungere un punto preciso della città non è sempre impresa facile in un capoluogo come quello siciliano, dove i lavori per migliorare la viabilità si scontrano con le esigenze dei lavoratori in corsa verso la propria meta. A volte pochi chilometri vengono percorsi in moltissimi minuti, altre invece la città può aprirsi con un silenzio irreale alla vista di chi, pur vivendola da sempre, scopre di conoscerla per la prima volta. Ogni giorno mi è sembrato di percorrere una traversa che il giorno prima avevo ignorato: il mio mestiere, così difficile e per certi versi assurdo, vive di imprevedibilità ad ogni battito di ciglia, come una corrente che le bracciate cercano di deviare. Inutile pensare di dominare l’onda o attendere che passi oltre, meglio fondersi con essa se vuoi che ti sospinga nella direzione verso cui aneli. E così, nei miei recenti mesi palermitani mi sono fatto cullare dalle bellezze architettoniche e naturalistiche, dalle tradizioni e dalla cultura di un popolo che ha vissuto un numero di dominazioni straniere che attraversano ben tremila anni di vita”.

La chiusura della lettera sembra quasi essere il prologo verso l’addio, visto che Tucci quasi affida il proprio “testamento” cestistico alla piazza e a chi la renderà, ancora una volta, una grande squadra: “La vittoria restituisce sempre espressioni di gioia, ma io sorrido anche al pensiero apparentemente non felice dell’ultima sirena, perchè la forza di ogni uomo ritengo risieda nel rimuovere i ricordi negativi, epurandoli da tutti gli aspetti grigi per restituirli alla memoria solo nei colori più vivaci. I possessi conclusivi di gara 1 e di gara 3 nelle finali per la serie A, quei palloni tirati per vincere e che si sono spenti sul ferro, saranno da oggi il ricordo più bello della stagione, e di sicuro anche quello più formativo. Chi esce sconfitto ha da imparare molto più di chi esce vincitore, e se il primo saprà far tesoro di tutto, supererà l’altro molto presto. Quelle battaglie combattute fino all’improrogabile istante del match sono la misura di quanto il nostro percorso sia stato lungo e produttivo, e al contempo il punto da cui Palermo e la sue nuove aquile, con ali più forti e navigate, vorranno e sapranno ripartire”.


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