Catania, armi e violenza: tensioni nel Cursoti milanesi - Live Sicilia

Armi e violenza: le tensioni nei Cursoti milanesi e il nuovo capo

L'ascesa di Carmelo Distefano come leader del clan: lo scontro con un altro esponente, gli spari per strada e le aggressioni.
L'APPROFONDIMENTO
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4 min di lettura

CATANIA – Spari alle saracinesche e alle vetrine. Spedizioni punitive notturne. Minacce di un’escalation di violenza. Nei primi mesi del 2019 il clan dei Cursoti milanesi viveva momenti di alta tensione causati dall’arrivo di Carmelo Distefano come nuovo leader e da chi cercava di resistergli. Dalle carte dell’operazione Zeus emerge così la mappa del clan e dei suoi assetti di potere interno, che in quel periodo ruotavano intorno al controllo della piazza di spaccio di corso Indipendenza.

Il nuovo capo

Ad alzare la tensione è il ritorno in città di Carmelo Distefano, uscito dal carcere di Rossano Calabro nell’agosto del 2018. Distefano si mette al lavoro per prendersi la leadership dei Cursoti milanesi in tutta la zona di San Berillo nuovo e presto riesce a reclutare forze fresche, tra cui Natale Gurreri e Giuseppe Piterà, che gli garantiscono un accesso alla zona di corso Indipendenza.

I due nuovi fedelissimi di Distefano appartengono alla frangia dei Cursoti che fa riferimento al capo storico Rosario Pitarà, a quell’epoca in carcere e in seguito morto per una malattia. Al vecchio boss, intercettato in carcere mentre parla con la famiglia, non piace quello che sta succedendo: chiama “sbirro” Giuseppe Piterà per la sua decisione di “camminare” con Distefano, e invoca: “Il signore mi deve fare la grazia di uscire”.

Dalla galera, infatti, c’è poco che possa fare. E Distefano lo sa bene: per questo inizia a stringere alleanze proprio con chi gli garantisce un controllo serrato di tutta la piazza.

Il debito

Per opporsi all’avanzata di Distefano Pitarà punta su uno dei suoi, ovvero Nicola Christian Parisi. Il quale aveva già detto di non accettare una posizione di seconda fila nella guida del clan.

La tensione con Distefano si alza anche perché Parisi ha un debito di più 45 mila euro per forniture di sostanze stupefacenti. Questo causa problemi a tutto il clan. Distefano prova a parlare con Parisi, in una prima fase, per trovare una soluzione, ma dalle intercettazioni si capisce che Parisi non collabora: “Che problemi avevi – dice Distefano in una telefonata – I problemi si risolvono insieme, no come fai tu. Perché le persone stanno cercando me, non te”.

Le “persone” che chiamavano Distefano, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip, erano dei fornitori di droga. Tra questi anche Lorenzo Christian Monaco, che in quel periodo stava stabilendo i suoi contatti con la camorra per importare cocaina a Catania.

Le aggressioni

Che il comportamento di Parisi stesse causando problemi a tutto il clan è opinione anche di altri esponenti e affiliati che, intercettati dalla Polizia, ipotizzano che il comportamento di Parisi dipenda anche dal suo uso di droga.

La tensione si alza nel momento in cui quattro persone fanno irruzione nella casa di Lorenzo Arcidiacono, che secondo gli investigatori è uno degli spacciatori di San Berillo, e gli sequestrano tutta la droga che ha in casa. Poi gli dicono “Cercati un lavoro”, e gli promettono che non riceverà più nessuna sostanza.

Stessa scena anche a casa di un altro fedele di Parisi, Giuseppe Licciardello. Il quale è raggiunto da un uomo che prima lo minaccia, e poi scende in strada a ritirare tutta la droga consegnata ai pusher. Il messaggio per Parisi è: saldare il debito, o smettere del tutto di spacciare a San Berillo nuovo.

Gli spari

A questo punto iniziano gli spari. La notte del 28 febbraio 2019 qualcuno colpisce a fucilate il centro scommesse Goldbet di corso Indipendenza riconducibile a Nicola Christian Parisi. Nello stesso momento, Carmelo Distefano e altri suoi fedeli vanno a casa del fratello di Parisi, Gianluca invitandolo a convincere Nicola a saldare il suo debito, arrivato a 60 mila euro, per evitare che la situazione si aggravi.

Parisi risponde una settimana più tardi, sparando sull’autonoleggio Santicar, riconducibile a Giuseppe Piterà, e a un chiosco riconducibile a Lorenzo Christian Monaco, entrambe attività in corso Indipendenza. A sparare in questo caso sarebbe stato proprio Nicola Parisi, identificato nel corso delle indagini grazie a una videocamera che ha ripreso il momento degli spari, e in seguito dal ritrovamento di una doppietta a canne mozze coincidente con quella usata sulle due attività in corso Indipendenza.

Tregua

A questo punto persino il capo storico dei Cursoti Rosario Pitarà è costretto ad abbandonare Nicola Christian Parisi. Con la tensione ancora altissima e gli spacciatori della zona sul chi vive, le due fazioni iniziano a lavorare per un incontro tra Distefano e Parisi. il quale in diverse conversazioni ammette di aver sottratto droga ai pusher controllati da Distefano.

A un certo punto Parisi incontra sia Distefano che Monaco. Con quest’ultimo il chiarimento è d’affari: “Gli ho dato la mia garanzia – è intercettato – che non succede più niente, Christian mi ha dato la sua”. Con Distefano, invece, chiarisce di non voler fare da comprimario: “Il discorso che ho fatto con Melo è stato il fatto di ‘principale’ e ‘non principale’…. io non sono secondo a nessuno gli ho detto”.


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