CATANIA. I più “agguerriti” il posto nella prima fila della transenna se lo assicurano già alle sette pomeriggio. Proprio come ad un concerto rock. Lo tsunami Beppe Grillo si abbatte su Catania attorno alle 21.10. Piazza Università è colma. Non passa nemmeno uno spillo. In uno spicchio ci sono i socio assistenziali: c’erano anche per il comizio che Grillo tenne ad ottobre. Sono ancora lì perchè nel frattempo nulla o poco è cambiato. “Stavolta sono venuto in traghetto”, attacca. E poi l’onda anomala si abbatte furente: “Faremo il politometro: staneremo i patrimoni dei politici. Queste facce di bronzo io non le sopporto più”. L’applauso scatta facile. Scatta subito. È una piazza che parla con la pancia: che dice di non poterne più e si riconosce in pieno nelle parole del suo guru.
“Sono un qualunquista: gridatelo!”. E la piazza lo segue, rispondendo: “Qualunquista!”. Ribadisce che “occorre un reddito minimo per tre anni perché non si deve più morire di lavoro”. Poi l’affondo ai sindacati: “I sindacati sono come i partiti: sono stati lo sfacelo. Non parlo dei sindacati piccoli ma della triplice sindacale”. Ed ancora: “Via i rimborsi elettorali ai partiti. Via ai contributi agli editori dei giornali”.
“Presidente Napolitano lei ha tre Maserati che non riesce nemmeno a mettere le caviglie dentro, spende 240 milioni di euro all’anno ci aiuti a togliere vitalizi e gettoni di presenza”. Ce n’è anche per il Pd: “Per quello che hanno fatto col Monte dei Paschi di Siena andrebbero processati”. Beppe Grillo sciorina pure i punti del suo programma: Attribuzione del Made in Italy solo a chi produce in Italia e noi li detasseremo. Crediti pagati dallo stato entro 60 giorni. Defiscalizzazione degli investimenti. Sconti per chi assume sotto i 35 anni. Togliere l’Irap. Chiusura di Equitalia.
Ce n’è anche per la classe dirigente catanese. Ed indicando Palazzo degli Elefanti: “Se ne andranno da lì perché sono degli incapaci: comprano i derivati e vanno in dissesto. Se ne andranno da quel palazzo a maggio: sono degli incapaci”.
Sul Muos: “Gli americani vadano a casa loro a fare queste cose! Noi amiamo gli americani ma li amiamo se portano qui i Campus”. Infine: “Mandiamo a casa tutti! E se noi entreremo in Parlamento lo apriremo facendovi conoscere tutto il marcio che si trova lì dentro”.
Dal palco parlano i candidati a Montecitorio e Palazzo Madama assieme ai deputati del Movimento eletti all’Ars. Lo Tsunami arriva a conclusione. Ma la grande onda guarda già oltre: al 24 e 25 febbraio.