Ars, ennesima giravolta |I leghisti di casa nostra - Live Sicilia

Ars, ennesima giravolta |I leghisti di casa nostra

I 'nuovi arrivati' tra gli scranni del Parlamento siciliano

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Gioite siciliani, si annuncia una ventata di aria fresca nelle stantie istituzioni nostrane, nell’Assemblea regionale e di rimando quasi sicuramente nel governo presieduto da Nello Musumeci. Sta accadendo pure nei comuni, a cominciare da Palermo. All’indomani delle frasi sincere di Umberto Bossi al congresso federale del Carroccio – “Se non aiutiamo i meridionali a casa loro rischiamo che straripino come gli africani” – giunge la notizia della costituzione del gruppo della Lega in seno al Parlamento siciliano.

Applausi! griderebbe sempremente e senzadubbiamente Cetto La Qualunque. Se ne sentiva proprio il bisogno. Si avvertiva la necessità per uscire dalle secche della malapolitica di destra, sinistra e centro, del sottosviluppo, della crisi finanziaria, dal dramma dell’emigrazione giovanile, dall’atavica carenza di lavoro e di infrastrutture della rappresentanza in Sicilia di un noto e affidabile baluardo delle lotte per il riscatto del martoriato Meridione e dei suoi sfortunati abitanti.

Chiedo scusa per l’amara ironia, a volte l’unica arma che rimane dinanzi a eventi che non contengono traccia, probabilmente siamo ciechi e sordi, di un minimo progetto politico spinto da ideali e contenuti; del resto ci siamo abituati. Per carità, tutto legittimo. Però, quante pagine lacrimevoli sono state scritte dalla classe politica siciliana assolutamente legittime? Che importa sacrificare la storia di un popolo, orgoglio, valori e ragionevolezza se aderire a un partito ti può garantire la rielezione e, chissà, un assessorato. Pazienza se quel partito è nato nelle nordiche valli per esserti nemico.

I soliti professionisti delle convenienze elettorali del momento – alcuni di essi perché numerosi sono stati e sono i cambia casacca ad affollare Palazzo dei Normanni – dopo avere attraversato indenni diverse parrocchie con invidiabile disinvoltura decidono, non giudichiamo le persone ma i fatti, di dare voce e corpo ai seguaci dell’inesistente e lontano Alberto da Giussano; a quelli della consacrazione nell’acqua del Po con elmi “cornuti” fieramente indossati pronti a pronunciare insulti irripetibili verso i meridionali; a quelli della secessione, adesso camuffata da autonomia differenziata a favore delle regioni del nord, convertitisi improvvisamente al credo italico e alla sua bandiera (“il tricolore non mi rappresenta – confessava candidamente Salvini prima dei grandi successi elettorali – è solo la Nazionale di calcio per cui io non tifo”); a quelli oggi del sovranismo estremo, del “prima gli italiani”, (quali italiani dopo le applaudite parole di Bossi con accanto un Salvini silente?), dei porti chiusi per “difendere i confini” mentre gli immigrati sbarcavano ugualmente, comunque disarmati, sulle spiagge siciliane; a quelli del meglio fuori dall’euro e dall’Europa senza il coraggio di dichiararlo apertamente; a quelli degli oscuri rapporti con la Russia di Putin; a quelli del rosario brandito minacciosamente nei comizi, delle invocazioni a Maria Immacolata mentre con irresponsabili esternazioni sul pericolo di un’invasione africana portatrice di malattie, assassini, stupratori e ladri di lavoro, si sdoganavano, concediamo generosamente al di là delle reali intenzioni, inquietanti rigurgiti fascisti e diffuse idiozie razziste, nel frattempo tacendo sui raid solitari o a branco dell’odio negli stadi, nei ristoranti, sui mezzi di trasporto, per strada a danno di neri, omosessuali, homeless, rom e umanità varia considerata fastidiosa se non inferiore.

Sì, ne sentivamo il bisogno, finalmente abbiamo gli onorevoli leghisti in giubba verde ma col distintivo della Trinacria (almeno finché serve) e magari nei prossimi giorni se ne aggiungeranno di altri. Perdonate se non citiamo i nomi dei neo-guerrieri di Pontida in brodaglia sicula seduti tra gli scranni di Sala d’Ercole, li potete conoscere, se ne avete voglia, leggendo la cronaca politica regionale.

 


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