Ars, Schifani: "Non fuggo, chiederò scusa in caso di fallimento" - Live Sicilia

Ars, Schifani: “Non fuggo, chiederò scusa in caso di fallimento”

Le parole del presidente al termine dell'aula

PALERMO – La seduta del Parlamento siciliano dedicata alla relazione del presidente Renato Schifani sugli incendi che nei mesi scorsi hanno messo in ginocchio l’isola si chiude con un invito alla collaborazione. 

Sebbene non siano mancati, nel corso della seduta, momenti di duro scontro dialettico tra maggioranza e opposizione, il presidente della Regione nelle conclusioni tende la mano alla minoranza (non senza mettere qualche puntino sulle i). “Io mi sono insediato da dieci mesi. Mi sarei aspettato da opposizioni interventi sul merito, invece delle polemiche, che comunque fanno parte del sacrosanto dibattito”, premette Schifani. 

“Se fallirò chiederò scusa”

E ripercorre i giorni più difficili dell’emergenza. “Il famoso 23 luglio, tornando da Catania ho visto Palermo che sembrava Beirut. Sono stato tutto il giorno in Prefettura, mi sono reso conto della necessità di cambiare il sistema. Il Prefetto di Palermo non sapeva le esigenze che aveva in quel momento Cefalù. Ho scoperto che abbiamo due sale operative, me ne sono reso conto nei giorni di fuoco: ho detto non è possibile. Ho discusso con la Protezione civile, abbiamo trovato l’immobile per creare una sola sala. Queste iniziative nuove fanno parte del percorso che abbiamo intrapreso, se falliranno chiederò scusa ai siciliani“, argomenta. Poi l’impegno a garantire una maggiore presenza in aula. 

“Sarò più presente in aula”

 “Do atto all’opposizione di avere fatto considerazioni costruttive, devo essere più presente in aula? Si, lo farò se sarà necessario quando ci saranno le riforme”, spiega. “I primi due mesi la mia presidenza è stata contestata perché non produceva nulla, non è così. Alla stampa spiegavo che mentre a Roma si può lavorare con i decreti leggi da convertire entro 60 giorni, in Sicilia non si può fare. Adesso il Parlamento però corre, la polemica della stampa non c’è più. La produzione legislativa fa piacere al governo e a tutti i siciliani”, argomenta difendendo il proprio operato.

“Non fuggo”

In merito alla tempistica (considerata “tardiva”) della propria presenza in aula si giustifica così. “Io non fuggo mai. Non sono mai stato abituato a farlo. Mi spiace se ho dato questa sensazione, ho fatto tante battaglie nella mia vita e non mi sono mai sottratto. Sono venuto solo oggi all’Ars perché ho atteso la condizione giusta per spiegare un programma che si basa su atti già compiuti e non su promesse. Ho preferito accettare qualche critica e me la sono presa”. Rivolgendosi ai parlamentari, il presidente della Regione conclude ribadendo che eventuali scuse arriveranno soltanto se le misure messe in campo non daranno i risultati sperati.  

Ho una magnifica squadra e una magnifica coalizione. Ho una opposizione che ascolto, perché per me è un patrimonio della democrazia parlamentare. Ma se ho ritardato a venire in aula non l’ho fatto per sfuggire: in quei giorni di tragedia ho ritenuto di stare vicino a chi stava operando sul territorio. L’ho fatto in silenzio, non troverete mie dichiarazioni sulle agenzie, ho preferito lavorare. Sono in pace con la mia coscienza. Se dovrò chiedere scusa lo farò se avrò fallito”, conclude.


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