Agostino Pizzuto, alias “basettone” era ufficialmente giardiniere. Secondo l’accusa, però, che oggi ha chiesto per lui la condanna a quattordici anni di carcere ed al pagamento di duemila euro di multa, era anche il custode dell’arsenale della mafia ritrovato in una grotta di Villa Malfitano lo scorso maggio. Il giudizio direttissimo e con il rito abbreviato si svolge davanti al tribunale di Palermo e vede imputato per detenzione di arma anche Vincenzo Troia, difeso dall’avvocato Sergio Monaco, per il quale il pm Gaetano Paci ha chiesto una pena di quattro anni e quattro mesi e una multa di mille euro.
I due sono stati arrestati, assieme ad altre diciassette persone, nell’ambito dell’inchiesta “Eos” dei carabinieri, grazie alla quale è stato possibile fare luce sulle attività illegali della famiglia di Resuttana. Entrambi dovranno rispondere anche di associazione mafiosa in un altro procedimento. I capi d’imputazione sono stati separati perché il codice prevede che per il reato di detenzione di armi si proceda col giudizio direttissimo.
Una pena esemplare quella richiesta stamattina per Pizzuto, difeso dagli avvocati Giovanni Di Benedetto ed Alessandro Campo: ben ventuno anni di galera, ridotti però di un terzo come previsto in caso di abbreviato. Infatti sussisterebbero diverse aggravanti: tra pistole, cartucce e persino una bomba a mano trovate a Villa Malfitano – grazie alla collaborazione Michele Visita, un altro degli arrestati – diverse vengono classificate come armi da guerra. Inoltre, il tutto, secondo l’accusa, sarebbe stato custodito con cura (in barattoli di vetro) in modo da poter essere utilizzato in caso di necessità. Armi che per di più sarebbero di proprietà di Salvatore e Sandro Lo Piccolo e dunque a disposizione di Cosa nostra.
L’arsenale, prima di essere nascosto a Villa Malfitano, sarebbe stato conservato in diversi posti: allo Zen, poi nel parcheggio di via Castelforte, poi ancora nel giardino di casa dello stesso Pizzuto. Secondo le dichiarazioni di Michele Visita, “basettone” avrebbe approfittato di un giorno in cui mancava l’altro giardiniere della villa per sotterrare le armi nel parco di cui ufficialmente doveva prendersi cura in quanto giardiniere. Inoltre, come dichiarato dalla direttrice della Fondazione Whitaker che ha sede a Villa Malfitano, sarebbe stato proprio Pizzuto a chiedere di sistemare un cancello (di cui era l’unico a possedere le chiavi) davanti alla grotta in cui erano state sotterrate le armi, “per metterla in sicurezza”. Contro Pizzuto ci sono anche diverse intercettazioni in cui si fa riferimento all’arsenale.
In questo processo, a Troia invece (che comunque nell’altro procedimento dovrà rispondere in concorso del reato assieme Pizzuto e Visita) viene contestata soltanto la detenzione di un’arma, ritrovata sotto il materasso della sua abitazione di Pallavicino al momento del suo arresto. Una pistola giocattolo (e per questo senza matricola) che sarebbe stata modificata, come ha spiegato il perito Livio Milone nella scorsa udienza, tanto da diventare una vera e propria arma da sparo.
La prossima udienza è stata fissata per lunedì.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo