Gela, proseguono i blocchi | Rabbia e proteste alla raffineria - Live Sicilia

Gela, proseguono i blocchi | Rabbia e proteste alla raffineria

La manifestazione dei sindacati a Gela (Foto Cassisi)

Ormai da più di una settimana gli operai non abbandonano i presidi di contrada Piana del Signore. Il prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente, annuncia la precettazione di 50 lavoratori perché vengano garantiti sicurezza e servizi di emergenza all'interno dell'impianto.

la vertenza
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GELA (CALTANISSETTA) – Risposte per ora non ce ne sono. Eni resta in silenzio. Ed i lavoratori di Gela in protesta. Loro e le loro famiglie insieme con i sindacati. Il popolo di Gela, finora, non ha dato segnali concreti di solidarietà. Ormai da più di una settimana gli operai del diretto e dell’indotto non abbandonano i presidi di contrada Piana del Signore, nei pressi dell’ingresso della raffineria. Tutti sono in attesa di risposte certe. C’è in gioco il futuro occupazionale ed industriale della città. Il prefetto di Caltanissetta, Carmine Valente, ha chiamato il sindaco Angelo Fasulo annunciando che si accinge a precettare circa 50 lavoratori turnisti perché vengano garantiti la messa in sicurezza e i servizi di emergenza all’interno della raffineria.

Un ordine che ha l’obiettivo di garantire il cambio turno agli operai. Alcuni di loro da più di trenta ore si trovano in impianto stanchi e stremati perché alle vie d’accesso i manifestanti non consentono di passare. Il prefetto ha anche convocato i dirigenti Eni, i sindacati ed il primo cittadino. Dovranno essere fermati e posti in stato di conservazione gli impianti ancora in marcia non necessari alla sicurezza della fabbrica, mentre si dovrà garantire la presenza dei turnisti in reparti che vanno mantenuti attivi: quello biologico, una parte della centrale termoelettrica per fornire vapore e corrente interna, quello frazionamento aria e la squadra antincendio.

Questa mattina una nuova seduta straordinaria monotematica del consiglio comunale di Gela. Consiglieri e sindaco si sono spostati, insieme con migliaia di lavoratori nel piazzale antistante la Green Stream, dove insistono le conduttore del gas che collegano l’Italia con la Libia di cui Eni è proprietaria al 75 per cento. Con loro anche le rappresentanze delle sigle sindacali. Si chiede che la vicenda legata alla rinuncia da parte del colosso del cane a sei zampe degli annunciati investimenti di 700 milioni di euro non resti circoscritta a Gela, o alla Sicilia in generale, ma diventi un caso nazionale. E qualcosa si muove. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha infatti annunciato che sarà presto nella città del golfo nell’ambito di una tournée tra i paesi più svantaggiati economicamente dell’Italia a causa di crisi industriali.

Anche Susanna Camusso, segretario generale della CGIL farà tappa a Gela il 29 luglio per portare personalmente la solidarietà ai lavoratori. “Non serve la presenza, servono risposte complete. E le stiamo ancora aspettando”, tuona il sindaco Fasulo che ha partecipato indossando la fascia tricolore alla seduta itinerante del civico consesso dimostrando che “questa è una protesta non solo territoriale. Ad una sola voce diciamo che bisogna ripartire dalla ripresa degli impianti e dal piano industriale concordato. Basta silenzi”, aggiunge il primo cittadino. Dello stesso avviso anche i sindaci di Mazzarino, Riesi, Sommatino, Niscemi e Butera presenti alla seduta.

I lavoratori in protesta. “All’orizzonte vediamo sempre più buio. La popolazione ed i commercianti non si associano alle nostre manifestazioni, non capendo che chiusa la Raffineria anche il paese subirà peggiori conseguenze”, dice Liborio Sammartino, dipendente Smim Impianti. Gli fa eco Carmelo Picceri, ex dipendente Tuca: “Non sappiamo che pesci prendere”. “Questa deve essere la protesta della città, non solo nostra”, aggiunge Nicola Mezzasalma dell’azienda Turco Costruzioni. “Il problema è generale e molta gente non lo ha ancora capito. I nostri politici sono assenti. Dopo sessant’anni la Raffineria non può abbandonarci”, così Angelo Riggio della Smim Impianti.

La parola ai sindacati. “La situazione è drammatica. Continueremo a protestare contro questa politica finanziaria e non industriale”, dice Gaetano Catania, segretario generale Filtcem Cgil. Gli fa eco Angelo Sardella, segretario provinciale Fim che parla di “manifestazioni pacifiche con il rischio che scendendo in piazza con le famiglie ed il popolo la situazione possa subire una cattiva gestione”. Francesco Emiliani, segretario generale Femca Cisl conferma che “metteremo in campo tutte le iniziative perché Eni cambi rotta”. “Non si accettano abbandoni e trasferimenti al nord”, afferma Maurizio Castania, segretario generale aggiunto Uiltec Uil ed Emanuele Gallo, segretario della Cisl Ag, Cl, En accusa l’Eni di adottare una “politica del carciofo che oggi incide su Gela, domani su Milazzo e Priolo”. Dello stesso avviso Orazio Gauci e Andrea Alario rispettivamente segretario provinciale Fiom ed Ugl Chimici. “Abbiamo il dovere di aprire una vertenza ed un tavolo di trattativa nazionali e chiedere all’Eni di mettere in marcia la linea uno e la linea due”, secondo Ignazio Giudice, segretario generale Cgil.

L’agenda sulla questione Eni è aperta. Venerdì l’incontro a Roma mentre si attende la convocazione di un tavolo tecnico al Ministero dello Sviluppo Economico. Intanto per domani Giovedì 17 luglio il Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Mons. Rosario Gisana, oggi a Gela per presiedere la Santa Messa in occasione dei Festeggiamenti in onore di Maria Vergine del Monte Carnmelo, ha proclamato un giorno di digiuno perché la città “sia caritatevole e rispetti la dignità dei lavoratori e delle famiglie”.


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