Palermo, la rivoluzione | si chiama normalità - Live Sicilia

Palermo, la rivoluzione | si chiama normalità

C'è fame di normalità, meno, ormai, di straordinarie realizzazioni destinate comunque, in mancanza di normalità, alla precarietà. La rivoluzione di Palermo sarà proprio la conquista della normalità.

Ognuno, sull’esperienza amministrativa di Palermo, può pensarla naturalmente come crede. Per quel che ci riguarda, convinti che quando si tratta della puntualità degli autobus o di riparare una buca polemiche e scontri politici importano al cittadino un bel niente, abbiamo sempre voluto seguire con attenzione propositiva e atteggiamento costruttivo il faticoso e complicato percorso fin qui compiuto dal governo di Palazzo delle Aquile. E’ vero, ritardi e incertezze iniziali ci sono stati e l’avere messo i conti a posto, grazie però a una notevole pressione fiscale, in un contesto economico e occupazionale fortemente depresso, non basta se la quadratura del bilancio non si traduce in una superiore qualità della vita.

Al contempo, adesso osserviamo una carica di accelerazione e di recupero da parte dell’Amministrazione che deve essere apprezzata, purché sia ben mirata se non vogliamo rimanga improduttiva in termini di risultati finali. Infatti, oggi, giunti al giro di boa nella navigazione verso la scadenza della consiliatura, su cosa puntare come priorità? Crediamo che a Palermo la rivoluzione più grande abbia a questo punto un solo nome: normalità. La conquista della normalità, pezzo dopo pezzo, su cui concentrare ogni sforzo insieme alla coraggiosa adozione degli aggiustamenti necessari, nella squadra e nella macchina burocratica. Il resto lasciamolo a chi verrà. C’è fame di normalità, meno, ormai, di straordinarie realizzazioni destinate comunque, in mancanza di normalità, alla precarietà. Normalità nella pulizia e illuminazione della città, compresi i borghi marinari e le periferie, nell’efficienza del trasporto urbano, nel buon funzionamento degli uffici comunali, nel costante contrasto alle illegalità, specialmente sulle strade e nel commercio, nell’erogazione dei servizi essenziali per le fasce disagiate, pensiamo ai senza tetto, per i giovani e per le imprese, nella fruizione delle zone pedonalizzate, nella manutenzione delle scuole, del manto stradale e dei marciapiedi, nella sicurezza.

Ovvio, la normalità è più difficile lì dove le pesanti emergenze ereditate ancora ci accompagnano, dove vaste sono le aree di degrado e dove il cittadino medio non è, notoriamente, un modello di perfezione comportamentale. Riteniamo, però, che l’imperativo tassativo, la parola d’ordine, degli ultimi due anni pieni di governo locale sia: normalità. La normalità non implica maggiori risorse finanziarie o umane, ma esclusivamente una puntuale organizzazione dei servizi e del personale, mi riferisco, in particolare, alla Polizia municipale e alle partecipate. Si può fare, e il Sindaco deve occuparsene direttamente, coadiuvato dai presidenti di circoscrizione, con un gruppo di lavoro all’uopo costituito che consenta un monitoraggio h24.

Condizione essenziale è, pure, che il palermitano faccia la sua parte, l’ha fatta? Ne dubitiamo. Un convincimento molto diffuso è quello secondo cui il panormita si comporta civilmente se si trova in contesti civili. A casa propria, invece, dando per scontato che vi regni l’inciviltà per una maledizione divina e non per responsabilità dei suoi abitanti, si muove di conseguenza seguendo l’andazzo generale del “così fan tutti” e del “tengo famiglia”, in buona sostanza da “vastaso” o da abusivo. Pessima maniera di pensare, tipica di chi si ritiene ostaggio di un infausto destino decretato dagli dei o, nell’ipotesi più laica, di chi attende che sia il vicino di casa a dare l’avvio al cambiamento con gesti virtuosi. Occorre riconoscere che, ultimamente, si sono moltiplicate le iniziative di singoli, di gruppi, associazioni e movimenti, pronti a dare una mano per regalare alla città un volto migliore, affiancando l’Amministrazione con interessanti proposte concrete, da ascoltare, e interventi operativi sul territorio.

Fondamentale potenziare il confronto con i cittadini, aprendo le porte degli assessorati comunali che non possono e non devono chiudersi alle istanze che provengono dalla comunità. Senza i palermitani Palermo non potrà salvarsi, scrivevamo tempo fa, nel senso che i problemi vecchi e attuali con cui dobbiamo confrontarci sono essenzialmente di carattere collettivo-culturale. Puoi avere il miglior sindaco del mondo, dicevamo allora, e Leoluca Orlando a nostro parere sta facendo il possibile, ma se non scatta la voglia di esserci, di partecipare, di “imporre” con l’esempio l’amore per i beni comuni e il rispetto delle regole, ogni tentativo di riscatto fallirà miseramente.

 


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