CALTAGIRONE – Dal 4 all’11 giugno si svolgerà a Caltagirone la Settimana della Salute mentale di comunità, a 40 anni dalla Legge Basaglia. L’evento è organizzato dal Modulo DSM di Caltagirone-Palagonia, con il patrocinio dei Comuni di Caltagirone, Catania e Siracusa, e in partnership con Asp di Enna, Asp di Siracusa, Distretto socio-sanitario D22 di Enna e Distretto socio-sanitario D46 di Noto.
“La Settimana della salute mentale di comunità – spiega il dr. Raffaele Barone, direttore del Modulo DSM di Caltagirone-Palagonia – vuole essere l’occasione per rilanciare un dibattito sulla salute mentale con cittadini, operatori, utenti, famiglie, amministratori, associazioni culturali e sociali, cooperative sociali e operatori economici. Consapevoli, come ci ha insegnato Basaglia, che idee e azioni non possono essere disgiunte, che dietro al fare deve esserci un pensiero che di continuo si verifica e si aggiusta in un nuovo fare”.
La salute mentale di comunità indica il livello di benessere relazionale, di sviluppo culturale, i sentimenti di coesione, di appartenenza e di libertà dei suoi membri; rappresenta quindi un fattore di sostegno allo sviluppo del sentimento identitario individuale e al superamento delle crisi esistenziali evolutive.
Nei nove giorni in programma autorevoli relatori, rappresentanti istituzionali, operatori e cittadini discuteranno e si confronteranno sulle buone pratiche e sui percorsi di innovazione in psichiatria, alla luce della legge 180/1978 (la cosiddetta Legge Basaglia), che quarant’anni fa scrisse una pagina storica per la psichiatria e per tutto il lavoro sociale e di cura.
La Settimana della Salute mentale di comunità si aprirà il 4 giugno presso la sala “Mario Scelba” del Palazzo municipale, con il convegno sul tema “Integrazione socio-sanitaria: legislazione, progettualità, buone prassi e criticità”.
Il programma prevede quindi numerosi appuntamenti di studio, culturali, di condivisione e convivialità.
“40 anni dopo la Legge Basaglia – conclude il dr. Barone -, ci si interroga su come proseguire quel cammino di innovazioni. Come sviluppare un lavoro sociale fondato sulla partecipazione diretta degli interessati, sul coinvolgimento delle comunità locali, sulla rigenerazione di tessuti sociali, culturali, politici ed economici. Come ripensare ai processi culturali a servizio delle persone portatrici di fragilità e a come leggere il sociale con un’ottica psicoanalitica e attenta alle scoperte delle neuroscienze sociali, e alle nuove tecnologie oggi sempre più interconnesse e come continuare ad affermare i diritti delle persone con fragilità sociale”.