PALERMO – È stato decisivo riuscire a dimostrare che in sella a uno scooter in soli nove minuti si può raggiungere viale del Fante partendo da via Garibaldi. Ed ancora: nel 2010 l’orologio che registrava l’uscita degli impiegati del Coime non era sincronizzato.
Il merito dell’assoluzione di Antonino Berbeglia è dell’avvocato Massimo Spoto e delle sue indagini difensive. Indagini che hanno smontato l’accusa che in primo grado aveva retto al vaglio del Tribunale, tanto che Berbeglia era stato condannato a due anni e mezzo di carcere. L’impiegato era stato additato come uno dei tanti furbetti del cartellino.
Non solo presunto assenteista, ma pure sfortunato. Sei anni fa uscì dall’ufficio alle 14.59 – così segnava il timer elettronico – eppure alle 14.58 era giunta una chiamata al 118: serviva un’ambulanza per Berbeglia rimasto coinvolto in uno scontro con una macchina di servizio di un altro impiegato comunale. Risultato: indagine per assenteismo aperta e successiva condanna.
Dopo il processo di primo grado, però, si è scoperto che l’impiegato del Coime, il gruppo che si occupa di manutenzioni edilizie per conto del Comune, in realtà era andato dal posto di lavoro alle 14.50. Per scagionarlo del tutto serviva l’ultimo tassello difensivo: Berbeglia si è fatto riprendere da una videocamera mentre si spostava da via Garibaldi a viale del Fante. Sì, è possibile coprire il percorso in 9 minuti. Berbeglia poteva essere uscito dall’ufficio alle 14.59 per incappare alle 14.58 in un incidente stradale. Da qui l’assoluzione.
Assolto lo era già stato, insieme ad un’altra sfilza di colleghi, per una presunta storia di buste paga gonfiate. E adesso Berbeglia spera di riottenere il posto. È stato licenziato e il Tribunale del Lavoro ha respinto il suo ricorso. L’appello è ancora in corso.