CATANIA – Difficile ultimamente stare al proprio posto, soprattutto quando si parla di amministrative: fermi lì, coerenti fino alla fine. Se centrodestra e centrosinistra non esistessero più, sarebbe un’altra storia. Fino a quando invece esisteranno, Camera, Senato e la vicinissima Ars, bisognerà pur fare i conti che la geografia politica tradizionale. Anche a fronte della convergenza romana tra Lega e Cinque stelle. Anzi, esclusi questi ultimi, sotto il Vulcano un po’ tutti i partiti ragionano a coalizioni variabili o improbabili persino giocando a risiko.
Partiamo appunto dal Carroccio che se a Catania è allineato sul nome di Salvo Pogliese, tanto da esprimere uno dei quattro assessori designati (Fabio Cantarella), ad Acireale tiene le mani libere, lanciando la candidatura in solitario dell’imprenditrice Giusi Brischetto. Un bisticcio. Perché? Detta in politichese, non si è trovata la quadra con Michele Di Re, il candidato unico del centrodestra. Una divaricazione che – da quanto trapela – dovrebbe ricongiungersi però in prossimità dell’eventuale ballottaggio.
Fin qui si tratta della dialettica interna al centrodestra, di una conta a urne aperte. Alla vecchia maniera. Spostandoci a Gravina di Catania, invece, la questione si ingarbuglia notevolmente. Questioni di punti di vista. Stando al centro del comune pracaloto, la sfida tra la Santi Porto e Massimiliano Giammusso, si legge con il caleidoscopio della continuità vs rottura. Dal di fuori l’immagine è diversa. A partire da Forza Italia, perché con il rientro degli ex Ncd nel partito azzurro, la frattura è sul piatto. Il sindaco uscente Mimmo Rapisarda, firrarelliano doc, sposa la causa della Porto. Anche Giammusso è tesserato FI, ma in zona Pogliese-Catanoso. E se a sostegno di quest’ultimo ci sono esponenti vicini ai DemoSì di Angelo Villari e all’ex assessore regionale al Turismo del Pd Antony Barbagallo; la Porto ha in dote, invece, la presenza del dem Luca Sammartino, patron di Gravina 2.0 e del Quadrifoglio.
Spostandoci di poco, anche a Mascalucia la competizione è all’acqua pazza. L’uscita di scena del sindaco Giovanni Leonardi ha scatenato gli alchimisti. Partiamo da un dato macroscopico, a guidare la sue ex maggioranza – composta da leghisti e sammartiniani – c’è nientemeno lo sfidante al ballottaggio di cinque anni, Vincenzo Magra. Ce la metterà tutta Concetta Italia, sostenuta invece dall’ex sindaco lombardiano Maugeri, Giovanni Pistorio (Udc) ed Antony Barbagallo (Pd). Della partita c’è pure Francesco D’Urso Somma, figlio a sua volta di un ex sindaco liberale, che incassa il supporto di civici e Fratelli d’Italia. C’è da capire invece cosa farà il DemoSì Angelo Villari, perché se la lista a lui riconducibile (Rinascita) è con la Italia, a quanto pare i suoi voti personali confluiranno su Magra. Dicono “per arginare i sammartiniani dal di dentro”. A Gravina, invece, è con Massimiliano Giammusso in un rapporto di fiducia sociale e personale che supera la destra e la sinistra.
A Belpasso il centrodestra non ce la fa proprio a ritrovare quella convergenza che alle scorse Regionali aveva impresso una ventata musumeciana al comune etneo. Tre deputati Ars, nessun altro centro è tanto attrezzato: Alfio Papale (FI), Giuseppe Zitelli (DB) e Gianina Ciancio (M5s). Neanche le scarpe al chiodo di Carlo Caputo riescono a ricucire le distanze. Così sono tre le candidature. Punto.
Acireale è sempre Acireale. In chiaro-scuro, stanno lì due elementi da sottolineare. Il primo è l’appoggio dei sammartiniani di Viviamo a Michele Di Re; l’altro è il compattarsi del centrosinistra su Rito Greco, esponente più assai più di centro che di sinistra. Anzi. Il Partito democratico e quelli di Cambiamo Acireale (movimento pensato dal deputato di Sicilia Futura Nicola D’Agostino e che ha espresso il sindaco Roberto Barbagallo), a differenza di quattro anni fa, trovano l’intesa anche al Comune. Dopo il voto delle Regionali, la candidatura nel collegio acese alla scorse Politiche su proposta di Matteo Renzi, ma anche l’arresto dell’amico-sindaco, D’Agostino prende una pausa e allenta la presa. Tanto da declinare anche gli inviti pubblici. Così è avvenuto a Catania, quando Salvo Pogliese (centrodestra) gli aveva riservato una poltrona in prima durante l’apertura ufficiale della campagna elettorale.
Perché tanta cortesia? Perché la sigla Catania in Azione, entità che raccoglie l’esperienza di Catania Futura, gruppo consiliare a sostegno di Enzo Bianco, ha scelto la discontinuità. Una decisione – assicurano – presa “in piena autonomia” dal leader. Intanto però Enzo Bianco preferisce definirsi civico e non di centrosinistra, nonostante la lunga militanza nel Pd, e il sostegno palese dei maggiorenti del partito di via Umberto.