Sul capo del presidente della Regione Raffaele Lombardo pende anche un’altra indagine della procura di Catania. E l’accusa, in questo caso, è più diretta: “Associazione mafiosa”. La nuova tegola deriva dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, che ha parlato delle presunte frequentazioni tra i boss del clan Santapaola e Raffaele Lombardo: quelle affermazioni sono confluite in una terza tranche dell’inchiesta, diversa sia da quella per voto di scambio semplice (una vicenda sulla quale c’è un processo in corso) sia da quella per voto di scambio aggravato e concorso esterno (le accuse per le quali è arrivata l’imputazione coatta).
L’indagine, avviata l’8 giugno dell’anno scorso, fino al 29 marzo era ancora “pendente”. A dare atto della situazione del fascicolo per associazione mafiosa – come ha notato il portale “Sud” – è stato il gip Luigi Barone, che nell’ordinanza di imputazione coatta a carico dei fratelli Angelo e Raffaele Lombardo ha passato in rassegna la storia della complessa indagine sul governatore. In altre parole l’8 giugno, al momento di tirare le somme sulle accuse da sostenere in giudizio, l’indagine avviata nel 2007 è stata spezzettata: per evitare di indebolire l’accusa, quindi, gli atti e le dichiarazioni non riscontrate di Avola sono finiti in questo terzo fascicolo.
L’accusa è di associazione mafiosa. E i reati ipotizzati, stando a quel che scrive Barone, risalgono a un’epoca “anteriore e prossima all’1 gennaio 1993”. Un’accusa che però riguarda solo il presidente della Regione, non il fratello Angelo: anche per questa distinzione, nell’ordinanza di imputazione coatta, il gip Barone specifica a chiare lettere che “questi ultimi fatti non costituiscono oggetto del procedimento oggi in esame”.
L’interrogatorio di Avola risale al 2006, ma i suoi effetti si sono protratti negli anni: proprio per effetto di quelle parole è nata l’inchiesta che nel 2011 ha portato l’allora reggente della procura di Catania Michelangelo Patané e il pubblico ministero Carmelo Zuccaro a citare direttamente a giudizio Angelo e Raffaele Lombardo per voto di scambio senza aggravante mafiosa. Secondo l’accusa di questo processo, la cui prossima udienza è fissata per il 27 aprile, i fratelli Lombardo avrebbero “determinato esponenti del clan Santapaola e Cappello al sostegno dell’Mpa”.