Figlie e fratelli, amici e nipoti | Tutti sulle navi di Morace e Franza - Live Sicilia

Figlie e fratelli, amici e nipoti | Tutti sulle navi di Morace e Franza

Nell’inchiesta sulla presunta corruzione alla Regione la presenza, tra i dipendenti delle società, di parenti e amici degli indagati

L’ORDINANZA
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PALERMO – La nuova moneta si chiama “lavoro”. Per gli inquirenti, in molti casi, è proprio quella l’unità di misura della presunta corruzione. L’inchiesta su Ustica Lines e i palazzi del potere è tutta una sfilata di nipoti e fratelli, figlie e amici, tutti assiepati sui pontili e gli scafi delle navi che collegano la Sicilia alle piccole sorelle.

Roberto Fazio, nipote del deputato regionale finito ai domiciliari, addirittura a un certo punto era al centro di due rapporti di lavoro, in quest’Isola che lavoro non ne dà. O meglio, non a tutti. Sospeso, tra l’Airgest, azienda che gestisce l’aeroporto di Trapani-Birgi, oggetto in qualche caso di interventi nelle leggi di stabilità regionale e, appunto, la Liberty Lines di Ettore Morace. Qualche problemino, tra il giovane e la Ustica Lines, finì persino per incrinare i rapporti tra il politico e l’armatore. Del resto, il lavoro è sacro. Ma tutto si ricomporrà, e Fazio, stando alle carte dell’inchiesta, potrà segnalare altri nomi di operai e marittimi, anche quando, gli risponderanno i dirigenti della compagnia, “di marittimi c’è abbunnanza”. E vivaddio.

C’è lavoro in abbondanza, nelle compagnie di navigazione. Sulle quali, del resto, è l’idea della Procura di Palermo, la Regione ha cucito addosso un bando milionario per gli affidamenti. Una gara dai prezzi gonfiati, secondo l’accusa: un ottimo affare per Morace.

Chi ha messo su quel bando? Per gli investigatori la responsabile ha il nome di Salvatrice Severino, dirigente dell’assessorato alle Infrastrutture, anche lei indagata. “Poche verifiche documentali – annotano gli inquirenti – sono state sufficienti per accertare come la stessa (Severino, ndr) nel periodo in cui rivestiva la carica di Rup delle procedure di gara relative ai servizi di collegamento con le isole minori versasse in condizioni di patente conflitto d interessi essendo sua figlia Maria Grazia Naccari dipendente proprio della Ustica Lines dell’armatore Ettore Morace assunta nel 2008 e dopo poco stabilizzata con contratto a tempo indeterminato che la lega tuttora alla compagnia di navigazione”. Una gara disegnata proprio, ecco l’accusa, per aderire ai requisiti dell’azienda che dava lavoro alla figlia.

Il mare è grande, ma il mondo è piccolo. E così, tra i dipendenti di Liberty Lines (già Ustica Lines), trovi anche Manfredi Asta, fratellastro del sottosegretario Simona Vicari. Insomma, quelli che per l’accusa sono i personaggi-chiave del presunto caso di corruzione a favore dell’azienda di Morace, si trovano con un po’ di parenti a libro paga proprio dell’armatore trapanese. A Manfredi Asta spetterà il compito, di ricevere l”inusuale” regalo di Morace, l’ormai famoso rolex, e girarlo alla più nota sorella.

Spicca, poi, tra gli indagati, la storia di Giuseppe Montalto, uno dei tre (insieme a Fazio e Morace) raggiunto anche da un provvedimento di custodia cautelare. Nel suo caso, infatti, l’assunzione non è dettata da alcun vincolo di sangue ma solo, stando a quanto emerge dalle carte, da un forte rapporto di amicizia. Quella con Piero Messina, ex capo ufficio stampa della Regione, che verrà appunto accolto dalla Liberty Lines come nuovo addetto stampa.

Ma sbarcando dalla Ustica Lines e salendo sui traghetti della Caronte & Tourist di Vincenzo Franza, dove nel frattempo era giunto come consulente anche l’ex assessore alle Infrastrutture Giovanni Pizzo, ecco che incontri un altro parente. È Alessia, figlia di Orazio Gisabella, un carabiniere finito sotto indagine perché responsabile, secondo la Procura, di una attività di “dossieraggio” finalizzata a danneggiare Morace, nella guerra fredda, sui mari attorno all’Isola. Gisabella è stato prima al Ros dei carabinieri, poi al Nucleo Tutela Patrimonio Artistico. Il dossier doveva arrivare, tramite esposti anonimi, alle Procure di Perugia e Palermo. Secondo gli inquirenti, Sergio La Cava, titolare della ditta “Navigazione generale italiana sap” e Vincenzo Franza a capo della Caronte & Tourist avrebbero cercato di danneggiare Morace, temendo un rafforzamento della leadership nel settore dei trasporti marittimi. E la “moneta di scambio”, secondo l’accusa, porta sempre quel nome: lavoro.


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