PALERMO – Da una parte la polizia austriaca che continua a ritenere che Aurora Maniscalco si sia suicidata. Alcuni autorevoli media austriaci riportano la posizione degli investigatori. Dall’altra la famiglia dell’hostess palermitana morta a Vienna: “Noi vogliamo accertare la verità, questo non mi ridarà la mia piccola Aurora ma l’unico dato oggettivo in nostro possesso è che il fidanzato di mia figlia si trovava al momento dell’incidente con lei”, dice il padre Francesco.
Gli inquirenti hanno raccolto la testimonianza del fidanzato, anch’egli palermitano. Ed hanno sentito dei testimoni, i quali raccontano di avere visto la ragazza lanciarsi da sola dal balcone della casa al terzo piano in Universumstraße.
L’autopsia su Aurora Maniscalco
Il caso, però, non è ufficialmente chiuso. Fonti diplomatiche hanno fatto sapere alla famiglia che il procuratore di Vienna deciderà venerdì se eseguire l’autopsia sul corpo della ventiquattrenne che si trova ancora al General Hospital della capitale austriaca.
“Abbiamo fatto un esposto alla Procura di Palermo per stimolare le indagini delle autorità viennesi – aggiunge il padre – chiediamo che vengono svolte le indagini con l’acquisizione dei dispositivi delle telecamere, un sopralluogo nell’appartamento. Io non capisco come possa essere accaduto tutto questo”.
Il dialogo tra il fratello e il fidanzato
Il padre racconta anche il contenuto di un dialogo che il suo secondo figlio ha avuto con il fidanzato di Aurora, il pomeriggio del decesso, una volta arrivati a Vienna. Hanno parlato all’interno dell’appartamento in cui è avvenuta la tragedia, “racconta a mio figlio che dopo una lite in cucina, dopo aver ricevuto due schiaffi da Aurora, la stessa sbattendo la porta dalla camera si sia lanciata nel vuoto mentre lui rimaneva all’interno della cucina”.
La competenza, oltre a Vienna, in Italia spetta alla Procura di Roma e non di Palermo. Il padre si unisce alla zia e conclude: “Noi vogliamo la verità per poter continuare a piangere Aurora in pace”.

