Deve essere uno dei segni dell’Apocalisse. L’Udc in una duratura esperienza di opposizione è un controsenso: come Giovanni Tedesco con la maglia del Catania. Il partito, più degli altri considerato afflitto da una famelica smania di poltrone, sta sopportando stoicamente il duro cilicio della castità governativa. Perché lo fanno? Perché grande – pensano – sarà la ricompensa nel regno dei cieli e delle prossime elezioni che, prima o poi, dovranno pur esserci.
Alla luce di ciò che precede: Savona è stato cacciato per anticipare un suo allontanamento volontario, dando sfogo alla sua “vocazione governativa”? E’ andata come per certe coppie, quando uno dice: ti lascio, per fregare l’altro di cui ha intuito le medesime intenzioni? E Savona sarà il primo e l’ultimo? D’accordo, Cintola. E poi? Quanta vocazione dello stesso tipo c’è nell’Udc?
Raffaele Primo regna e governa ormai con un discreto vento democratico in poppa. Dovesse superare indenne gli scogli giudiziari e gli orditi dei vili nell’ombra chi lo fermerà? E che faranno allora gli uomini dell’Udc? Si aggrapperanno come Ulisse all’albero maestro con i tappi nelle orecchie per non udire il canto della sirena lombardiana o le correranno incontro a braccia aperte?
Certo, l’opposizione è un mestiere nobile che permette una discreta rendita di posizione. Ma quanto bisognerà aspettare in casa Udc per il regno dei cieli? Questo è il problema.
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