PALERMO – Gli hanno riconosciuto 40 mila. Una cifra che non ritiene sufficiente per risarcire il danno che ha subito. L’imprenditore palermitano Giuseppe Basile ha fatto ricorso in appello in sede civile e ha pure denunciato i testimoni che contribuirono a farlo finire sotto processo per una brutale aggressione che non aveva commesso.
Sette anni fa la storia fece scalpore. Un giovane avvocato, Miro La Grutta, finisce in ospedale. Racconta di essere stato picchiato da un automobilista con cui aveva avuto un incidente in via Cesareo. Nel luglio scorso il processo si è concluso con l’assoluzione di Basile e la la condanna di La Grutta a due anni e mezzo per calunnia. Il Tribunale stabilì che il giovane dovesse sborsare 50 mila di risarcimento danni, di cui diecimila in favore di Salvatore Aiello, il medico del pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia che con la sua testimonianza avrebbe smascherato le intenzioni di La Grutta. E cioè, dare la colpa a Basile per le lesioni (gli venne asportata la milza) che, invece, si sarebbe procurato cadendo mentre faceva surf. Così almeno c’era scritto nel referto medico che Aiello aveva compilato su indicazioni di La Grutta. Che, invece, bollò come falso il documento del pronto soccorso.
Basile è stato assolto con formula piena, ma vuole andare oltre. Dopo avere trascorso sette anni a proclamarsi innocente ha dato mandato al suo legale, l’avvocato Fabrizio Bellavista che lo assisteva nel processo penale, di contestare la quantificazione del danno e di denunciare le due amiche che confermarono la ricostruzione di La Grutta.