Da più di dieci giorni non hanno notizie dei loro mariti, fratelli o figli che si sono battuti a Mariupol, in Ucraina, difendendo le proprie postazioni presso le acciaierie Azovstal. Mogli, madri e sorelle dei combattenti ucraini, arrestati dalle truppe russe dopo mesi di aspri combattimenti che hanno portato alla caduta della ‘città martire’ in mano a Mosca, hanno deciso che è arrivato il loro turno.
E così hanno fondato il Consiglio delle Donne d’acciaio. La Ong, presentata al Media Center di Kiev, intende far rispettare i diritti dei prigionieri lavorando in accordo con le autorità ucraine e le organizzazioni internazionali sui diritti umani.
“Il principale ruolo del Consiglio è quello di identificare e riportare a casa tutti gli uomini scomparsi o arrestati – spiega a margine della conferenza stampa Olena Chornobay, 34 anni, moglie di un soldato del distaccamento della frontiera di Donetsk -. Vogliamo esortare il mondo affinché venga applicata la Convenzione di Ginevra”.