"Baccei? Non sia l'assessore | di una corrente del Pd" - Live Sicilia

“Baccei? Non sia l’assessore | di una corrente del Pd”

Antonello Cracolici riaccende il dibattito nel Pd dopo le parole di Davide Faraone: "C'è chi parla di riforme e non sa cosa dice". Sui forestali: "Mi batterò in parlamento contro il limite di reddito: è un lavoro, non un sussidio"

L'intervista
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PALERMO – Ad Antonello Cracolici i “novelli riformisti” non vanno giù. Il riferimento, più o meno velato, è all’area renziana del partito. E a quella “narrazione” secondo la quale “Roma vuole le riforme e qualcuno in Sicilia non le vuole”. Parole che arrivano a stretto giro di posta dopo l’intervista a Livesicilia di Davide Faraone.

Onorevole Cracolici, partiamo dal Crocetta ter che doveva rappresentare il cambiamento rispetto al Crocetta bis, che lei ha sempre criticato. Ma il cambiamento c’è stato?

“Intanto il Crocetta ter si è presentato con uno schema che era il seguente: la finanziaria non c’è perché c’è un buco di bilancio. E così il nuovo governo ha predisposto un bilancio tecnico che garantisse per quattro mesi la spesa. La giunta è nata con un’emergenza di questo tipo, non mi pare avesse praterie così facili in cui galoppare. Questo è il frutto anche di due anni in parte persi. In cui abbiamo perso l’occasione per aggredire i nodi strutturali della Regione. Ora ci stiamo un po’ incartando con una retorica sulle riforme. Molti parlando di riforme ma si limitano ai titoli”.

Non sono riforme le misure dell’assessore all’Economia Baccei per aggredire gli eccessi della spesa pubblica?

“Io vorrei sapere quali sono queste proposte. Al di là di alcune misure che ho letto sui giornali in questi giorni, sino ad oggi non mi pare che siamo in presenza di riforme che abbiano carattere rivoluzionario per la Regione. Mi sembra un insieme raccogliticcio di cose anche già sentite”.

Per esempio?

“Per esempio leggo questa cosa di escludere i forestali ‘ricchi’. Ma non è meglio utilizzare i forestali in lavori utili? E il lavoro è slegato dal reddito ma dipende da quello che produci. Meglio sarebbe mettere a reddito i forestali, mi sarebbe piaciuto discutere di questo e invece l’unica cosa che leggo è che bisogna togliere il lavoro a chi supera una fascia di reddito. Allora diciamo che è un sussidio, non un lavoro. Non vorrei che si usassero parole come riforme per partorire topolini”.

È questo il rischio?

“Mi sembra che non si vogliano affrontare i problemi veri. Per esempio da anni mi batto per sciogliere enti inutili come l’Esa, e invece non se ne parla. Ho la sensazione che non ci sia un disegno riformista. Mi sembra invece che ci sia un messaggio confuso che finisce per essere inconcludente”.

Qual è il messaggio confuso?

“Qualcuno sta cercando di rappresentare la questione così: Roma vuole le riforme e qualcuno n Sicilia non le vuole. È falso. C’è chi parla di riforme e non sa di che parla e chi invece vuole che se ne parli con criterio. Diciamolo che in nome di un pregiudizio alimentato con qualche ragione si sono fatte scelte a Roma che hanno danneggiato pesantemente la nostra regione. O ribadiamo i confini dell’autonomia o rischiamo di essere una succursale di qualcosa”.

Sì, però lei parla di un “pregiudizio alimentato con qualche ragione”. Le chiedo: se un assessore parla di adeguare numero e compenso degli amministratori locali al resto d’Italia e si levano scudi bipartisan dall’Ars, questo non alimenta quel pregiudizio contro la Sicilia?

“Non c’è dubbio che c’è un sistema politico che pensa che la Sicilia possa permettersi una differenza, questi sono quelli che io chiamo i conservatori di sempre. Quelli che hanno l’idea che l’autonomia è solo un privilegio. Io sono dell’avviso che bisognerebbe impostare l’autonomia in modo che le leggi dello Stato si applicano in Sicilia salvo che la Regione, dove competente, non voglia fare una legge diversa. Poi non c’è dubbio che data la povertà del tessuto amministrativo siciliano la vita dei sindaci è molto più esposta. Da noi il sindaco deve occuparsi si tutto”.

Insomma, autonomia sì ma con giudizio…

“Guardi, quale altra sarebbe la soluzione? Aboliamo la Regione, e poi cosa facciamo? Ci mettiamo in mano allo Stato centrale? Pensiamo che questa sia la soluzione dei problemi? Da quando il Banco di Sicilia è passato a Unicredit, il sistema del credito siciliano è migliorato o peggiorato? Non vorrei che prendesse piede un ascarismo di nuovo conio… Il nostro futuro dipende da noi”.

Lei in questi due anni è stato molto critico verso i governi di Rosario Crocetta. Con dichiarazioni anche molto pesanti di cui tutti hanno ancora memoria. Pensa che adesso quei problemi siano superati?

“I governi Crocetta che si sono mossi contro un parte del Pd sono stati contro la ‘mia’ parte. Ma molti di quelli che oggi protestano hanno alimentato quel modello di governo. Adesso leggo polemiche sull’assessore Sgarlata: vorrei ricordare che quando è stata cacciata via è stata sostituita con un ragazzino dell’area Renzi. Ora qualcuno dice ah, l’avevo detto: non ce ne siamo accorti al momento”.

Insisto: quei problemi che lei denunciava, a suo parere sono stati superati?

“L’esperienza Crocetta in quei due anni non l’ho condivisa. Poi mi è stato detto che bisognava ricomporre il Pd così come Renzi ha fatto a Roma, ed è stato molto bravo a farlo, per l’elezione del Presidente della Repubblica. Si è proposto un governo che mettesse insieme il Pd prima di tutto. Che questo sia la storia è sotto gli occhi di tutti. Mi pare che di fronte a questo passaggio delicato non si può far passare un messaggio in cui si scopre che Crocetta è un conservatore. Qualcuno pensa di legittimarsi a Roma parlando male della Regione? Io lo dico con franchezza, quando si è scelto un assessore al bilancio esterno ho detto bene, soprattutto se è un uomo che può garantirci un collegamento con il governo nazionale. Ma ogni giorno che passa questo povero assessore lo stanno facendo diventare un assessore di una componente del partito. Siamo a errori politici gravissimi. Ma è possibile questa protervia con cui qualcuno si propone come novello censore?”.

Lei parla di Davide Faraone.

“No, parlo di un’idea, che Faraone sta interpretando. Io mi auguro che Faraone, che con me ha contribuito a prendere atto che bisognava aggiustare la macchina della Regione, dia seguito a quell’intento. Noi siamo entrati al governo non per fare il governo del presidente. Io ho accettato questa sfida perché questo diventi un governo politico. In grado di tenere insieme gran parte della Sicilia, e in questa gran parte deve starci anche chi ha responsabilità nel governo nazionale”.

Non le fa uno strano effetto vestire i panni del difensore di Crocetta?

“Non lo sono. I primi governi sono stati un grave errore politico. Tanti problemi Crocetta li ha ereditati ma non è stato una soluzione. Per esempio, è stata sacrosanta la battaglia di moralizzazione sulla formazione professionale ma altrettanto disastrosa è stata l’azione confusionaria del governo. E io l’ho contrastato da solo. Ora c’è uno schema nuovo, con il Pd come infrastruttura della Sicilia. Parliamo di nodi veri. Se qualcuno si illude di mettere il limite di reddito per i forestali sappia che io farò l’ira di dio in parlamento, non accetterò mai che il lavoro di una persona sia concesso sulla base del reddito. Possiamo capire perché ancora i dipendenti della Resais vanno in pensione a 50 anni? Vogliamo affrontare i nodi strutturali di questa regione, di interi rami dell’amministrazione che non sanno che fare? O tutto passa dal fatto che dobbiamo esternalizzare? Da Sicilia e-Servizi a Riscossione Sicilia. Siamo passati dalla Regione imprenditrice alla Regione che vuole demolire tutto”.

Sì, ma non è che la Regione imprenditrice abbia funzionato.

“Neanche quella che cede tutto può funzionare. Sul tema della riscossione veniamo da una lunga tradizione. L’esattore per anni è stato un privato in Sicilia. Si chiamava fratelli Salvo. Non dimentichiamo le battaglie contro i potenti della Regione, portate avanti anche dal fratello del nuovo Presidente della Repubblica. Cervello all’ammasso non ne porto con nessuno, né con Crocetta, né con i novelli riformisti. Le riforme si fanno decentrando i poteri della Regione…”.

Scusi, ma questo lo prevede la legge che completa la riforma delle province che da mesi è ferma all’Ars…

“Non c’è dubbio che c’è una grande confusione nella struttura burocratica. Io giovedì ho messo all’ordine del giorno (in prima commissione, ndr) la legge sulle Province. Assumerò un testo base sul quale procederemo”.

Quale testo, quello promosso da Ardizzone?

“Anche lì evitiamo di andare per slogan. Non si può recepire in tutto e per tutto la legge Delrio. Ma ci muoveremo nel solco del modello della legge Delrio: tre città metropolitane e sei liberi consorzi”.

Così magari metterete fine a questi commissariamenti infiniti…

“Ma certo. La partita vera riguarda la voglia di cambiare. Ma qualcuno non dimentichi due anni di governo delle parole, ora passiamo al governo dei contenuti. Si sappia che non accetto lezioni in Sicilia le cose le cambiamo da noi”.


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