Chiunque è nel pieno diritto di organizzare manifestazioni con lo scopo di far sentire la propria voce e aspettarsi di essere ascoltato. Chi immagina che, per far prevalere la propria posizione, si debbano cercare alleati nel criminale, nel violento, nel mafioso, diventa criminale, violento, mafioso.
I recenti avvenimenti che hanno avuto come teatro piazza San Domenico sono la dimostrazione, non soltanto della scarsa capacità di adattamento al nuovo, che è atavica nel palermitano ma, anche, di quanto sia ancora incredibilmente facile pianificare un’azione che ricorda in maniera imbarazzante comportamenti deteriori. La minaccia velata, ma neanche troppo, e il piglio da capobranco travestito da pecora che chiede aiuto non sono che sfumature di una mentalità votata all’intimidazione e alla coercizione come strumenti di controllo.
Dove lo Stato latita, inevitabilmente, ci saranno arredi urbani ribaltati e autobus di traverso. Ma evidentemente non è ancora arrivato il momento di chiamare le cose con il loro nome. Raccontiamoci storie e affondiamo la testa nella sabbia. Oltretutto, negare la presenza di determinati fenomeni e scaricare le responsabilità del caso solo sulle spalle del cittadino comune, equivale a voltarsi dall’altra parte.
Affermare, o peggio, credere veramente, che l’arenarsi dell’economia locale dipenda dalla scelta di sottrarre al traffico (parcheggio selvaggio, abusivo, mafioso, pizzo) piazza San Domenico, è follia. Che siano stati i commercianti ad organizzare questa protesta barbara? improbabile. D’altro canto è facile immaginare che il ceppo da cui è partita l’idea sia composto da chi ha realmente visto toccati i propri interessi. I commercianti tutt’al più si sono accodati, forse in uno slancio adrenalinico di ribellione, forse “convinti” da menti illuminate, ma chi lo sa.
Di certo non è credibile che il non poter lasciare l’auto a piazza san Domenico possa devastare l’economia della zona, vista anche l’esistenza di parcheggi autorizzati (non selvaggi, non abusivi, non mafiosi, non pizzo) nelle immediate vicinanze Nella paura di vedere leso un proprio diritto, alcune persone hanno deciso di accodarsi a chi aveva già in mente di boicottare l’apertura della piazza ai cittadini. Progetto di restituzione vibrante e nuovo , ma che non ha previsto le reazioni dei sovrani, in questo regno del “me lo fa prendere un caffè”.
Verosimilmente, in onore della Santuzza, a mo’ di voto, avevano rinunciato per una settimana ai loro (mal)affari ma, certo, senza “lavoro” fino a ottobre non si può stare. Anche perché, chiamalo caffè, chiamalo pizzo, con un euro ad automobile, alla fine del mese, è un bel capitale. Sporco, ma capitale. D’altra parte, pecunia non olet. Detto questo, baciamole sempre, le mani. Stavolta quelle di chi ha rimesso in ordine.