PALERMO – Non era ancora maggiorenne quando, lo scorso gennaio, uccise a Bagheria la madre Teresa Spanò, apprezzata maestra elementare. Prima la avvelenò con un farmaco nel purè, la strangolò e chiamò il 112. La figlia è stata condannata a 20 anni di carcere dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Palermo Maria Pino.
La mamma, 55 anni, insegnava a Casteldaccia. Era la referente del plesso di via Einaudi. Vivevano in una palazzina di corso Butera. Teresa Spanò era rimasta da sola ad occuparsi di una bambina divenuta adolescente da quando il padre, un uomo di origini placche, andò via da casa.
La ragazza confessò il delitto alla procuratrice per i minori Claudia Caramanna. Per stordire la madre usò il Toradol, un potente antidolorifico, e il Minias, medicinale sedativo-ipnotico. Dopo averla strangolata, infierì sulle sue braccia con un coltello. La ragazza inizialmente fu trasferita in una comunità, ma poi ci fu un aggravamento della misura e il carcere.
Perché divenne un’assassina a soli 17 anni? La squadra mobile ricostruì il rapporto conflittuale con la madre, ritenuta troppo rigida dalla figlia. Gli inquirenti accertarono che la minore, già a novembre, aveva tentato di avvelenare la madre, ma la vittima, a causa della forte intossicazione, era finita in ospedale riuscendo a salvarsi.