Ballardini: “Vivo una favola |Amo Palermo, anche i difetti” - Live Sicilia

Ballardini: “Vivo una favola |Amo Palermo, anche i difetti”

Il tecnico romagnolo si racconta. Salvezza: c'è una dedica speciale per la madre scomparsa.

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PALERMO – Vedere Davide Ballardini rotolarsi sull’erba al termine di una gara fondamentale che andava a chiudere un campionato allucinante con un finale a dir poco sorprendente che ha fruttato un’insperata salvezza era l’ultima cosa che i tifosi del Palermo avrebbero potuto attendersi la mattina dell’11 gennaio, quando il tecnico ravennate venne esonerato ufficialmente, dopo la defenestrazione verbale di capitan Sorrentino al termine della gara vinta al “Bentegodi” col Verona. Esattamente un girone dopo, i fatti hanno raccontato questo tra sguardi increduli e un crescendo di emozioni che verrà a lungo ricordato dal popolo rosanero. Eppure è proprio l’allenatore romagnolo, in maniera del tutto lineare, a spiegare la genesi di un gesto apparso ai più come un evento straordinario: “Quando si raggiunge un traguardo così insperato, dopo si può gioire in maniera assolutamente spontanea – spiega Ballardini alla trasmissione Contropiede in onda su TRM –. Rotolare per terra sull’erba è stato il modo più naturale che è venuto fuori in quel momento e ce lo siamo goduti. Ho pensato alla mia mamma, che da qualche tempo non c’è più. E alla gioia che lei, pur non sapendo dove si trova adesso, magari ha potuto provare in un momento così delicato e importante”.

Una maniera scalmanata per esprimere tanti sentimenti: felicità, rabbia, orgoglio, sollievo. Un modo di fare inatteso, molto più simile a una personalità sanguigna, calorosa. Siciliana, insomma. Ed effettivamente i legami e i riferimenti all’Isola non mancano. Il perché è presto spiegato: “Sono un romagnolo e quelli che abitano dalle nostre parti, specialmente in quella parte di riviera Adriatica che comprende Ravenna e Rimini, vengono considerati i siciliani del nord. Caratterialmente, ci sono diversi punti in comune”. Origini umili e un amore vero nei confronti della terra che gli ha regalato molto, e non solo a livello professionale. Ballardini, quasi un siciliano per caso figlio di un destino che continua a vincolarlo a questa terra: “Le mie sono origini contadine e, al di là dell’aspetto legato al mio lavoro, mi trovo davvero molto bene in Sicilia. Fra le altre cose mi ha regalato la possibilità di conoscere mia moglie, pertanto devo davvero tanto a quest’isola”.

E poi c’è Palermo. Capitolo a parte. A cominciare dalla squadra. Un ritorno non previsto, una storia che risulterebbe complicata anche solo da scrivere e raccontare. Figurarsi viverla in prima persona: “Quanto mi è accaduto rappresenta una favola con un finale meraviglioso. Non trovo altri termini per definirla, se non appunto una favola umana, ma anche tecnica, senza paragoni. Si tratta di una pagina straordinaria”. Anche perché i presupposti di partenza erano piuttosto cupi, con un tira e molla piuttosto serrato prima di accettare il rischio di tornare sulla panchina più bollente d’Italia: “Il presidente Zamparini mi ha cercato parecchie volte prima che io tornassi a Palermo e non ci siamo mai trovati d’accordo, eccetto l’ultima. Nel corso di quella telefonata siamo riusciti a trovare un’intesa. Da quel momento, gettate le basi, abbiamo avuto la certezza di potere fare un buon lavoro. Sapevo di accettare un grande rischio, è stata una follia unita alla passione per la mia professione. Conoscevo i giocatori, conoscevo gli uomini: si ripartiva da lì. Grazie a questo e a un pizzico di incoscienza è successo quello che sappiamo”.

Ma Palermo non è solo calcio. È una città piena di contraddizioni, di difficoltà, di aspetti che non funzionano. Di questioni irrisolte. Eppure Ballardini la guarda con gli occhi di chi se n’è innamorato, apprezzandone i pregi e accettandone i difetti: “Di Palermo mi piace tutto, persino le diseguaglianze. Magari se ce ne fossero un po’ meno sarebbe meglio, dovrebbe essere un diritto garantito a tutti quello di poter condurre una vita dignitosa. Ma la città mi piace per quello che è. Compresa la parte storica. Recentemente sono stato alla Vucciria, dopodiché ho visitato la basilica di San Domenico e mi sono ritrovato dinanzi alla tomba di Giovanni Falcone. Essere al cospetto di un uomo così grande e che così tanto ha fatto per Palermo è stata un’emozione davvero enorme”. Palermitani d’origine e palermitani d’adozione. Tra questi ultimi entra di diritto anche un romagnolo sino a poco tempo fa considerato il cattivo della storia. Bentornato a casa, compare Davide.


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