PALERMO – Più uomini che donne, con famiglia al seguito e un’età che va dai 30 ai 60 anni. Viaggiano in piccoli gruppi e provengono per la maggior parte dal resto d’Europa, con un buon livello di istruzione; spendono in media tra i 5 e i 30 euro e si affidano al passaparola e a internet, piuttosto che alle guide locali, preferendo Palazzo dei Normanni oppure Ballarò. Eccoli i turisti che arrivano a Palermo, almeno secondo uno studio realizzato da quattro ricercatori (gli italiani Stefano De Cantis e Mauro Ferrante dell’Università di Palermo, Alon Kahani dell’università di Gerusalemme e Noam Shoval dell’università di Pitsburg) e pubblicato lo scorso giugno su “Tourism Management”.
Una ricerca basata su alcuni questionari e sui dati forniti da rilevatori Gps per i croceristi: numeri e statistiche che si riferiscono allo scorso anno, prima che il capoluogo siciliano diventasse patrimonio Unesco, ma che offrono uno spaccato significativo di cosa facciano e cosa preferiscano i visitatori che arrivano a Palermo.
A saltare all’occhio, anzitutto, è il fatto che per la maggior parte si tratta di turisti alla prima esperienza in città: in pochi, insomma, ritornano, il che non è un dato troppo positivo. Come lascia a desiderare la quota di turisti che si affidano alle guide locali, soppiantate da internet, dai consigli degli amici e dalle guide acquistate in libreria o in edicola. Per buona parte, inoltre, i turisti si affidano la passaparola, il che è potenzialmente un rischio visto che la città non sempre offre il meglio di sé, almeno per quanto riguarda pulizia e decoro.
Ma è anche vero che, rispetto al 2013, Palermo ha aumentato il suo appeal, specie dal punto di vista delle crociere: se prima a fare da padrone erano Venezia, Barcellona e la croata Dubrovnik, adesso anche Palermo è in pole position grazie alle sue offerte low cost e all’instabilità politica del Medio Oriente, del Nord Africa e, con le dovute differenze, della Grecia, che hanno reso la Sicilia più “sicura” (o meglio, con meno interferenze per le navi di turisti causate da fenomeni legati alla politica o al terrorismo).
I luoghi ritenuti più interessanti sono il Politeama e il Massimo, la Cattedrale, le Catacombe dei Cappuccini, Palazzo dei Normanni, la fontana Pretoria e piazza Marina. Ma quelli che non si lasciano coinvolgere in gite o percorsi già programmati, preferiscono di gran lunga il Palazzo Reale e il mercato storico di Ballarò; il 90% dei croceristi predilige i mezzi pubblici o i tour sui pullman a due piani e in generale i visitatori optano per l’itinerario che dal Massimo arriva a Palazzo dei Normanni, ovvero parte dell’attuale percorso arabo-normanno, con l’aggiunta delle Catacombe. Un flusso che ha anche ricadute positive sull’economia cittadina: un quarto delle presenze è composto da croceristi, che non soggiornano in alberghi e B&B, ma spendono comunque in bar e negozi.
“I dati sulla presenza turistica in città, con il vero e proprio exploit dell’aeroporto e del porto con un trend sempre crescente di arrivi, confermano il dato registrato nei giorni scorsi con il tutto esaurito in tantissime strutture ricettive – commenta il sindaco Leoluca Orlando – è una presenza che innesca un circolo virtuoso di economia e visibilità, permettendo di immaginare nuovi servizi e iniziative per i cittadini e i turisti e che è il risultato di una strategia fortemente voluta dall’Amministrazione comunale. Una strategia – conclude Orlando – che ha tre punti cardine: la collaborazione con gli operatori del settore (con l’Authority per il turismo); la collaborazione e il raccordo con tutte le istituzioni (che si è coronata con l’inserimento nel patrimonio Unesco); il rilancio dei servizi e della vivibilità per i palermitani, testimoniate dalla rinascita delle aree pedonali del centro storico, che oggi sono motore di sviluppo e attrazioni”.