Una banda composta da quattro persone ha fatto irruzione la notte scorsa in una villa di Acicatena che è l’abitazione estiva di un fratello del vice ministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso. I banditi hanno rapinato soldi e due orologi d’oro a parenti e a tre amici dell’esponente del Pdl, che non era presente, e sono rapidamente fuggiti. Le cinque vittime, poi rinchiuse a chiave in un bagno, sono riuscite a dare l’allarme dopo essersi liberate. Tra loro ci sono anche la madre e un fratello del viceministro. In diversi paesi dell’Etna da tempo si registrano rapine in ville attuate con la stessa tecnica: quattro persone, verosimilmente italiane, fanno irruzione nella villa per rapina. Gli investigatori ritengono però che questa sia un’altra banda. Sul posto per rilievi e indagini sono intervenuti i carabinieri del comando provinciale di Catania e della compagnia di Acireale che stanno eseguendo perquisizioni e controlli nella zona.
“La Sicilia sta cambiando, e nettamente in meglio e con dati positivi nella lotta alla criminalità: quello della notte scorsa lo considero un colpo di coda…” ha commentato il viceministro dell’Economia. “Dovevo rientrare domani – continua – ma rientro questa sera, anticipando di un giorno il mio arrivo in quella che è sempre stata la residenza estiva della mia famiglia: era la campagna di mio padre e ora è la casa di mia madre, dei miei fratelli e dei miei figli. Vogliamo dare un segnale forte e positivo: è meglio essere di più…”.
“Mi hanno puntato la pistola in bocca e alla tempia, sono stati 20 minuti interminabili. Per prima cosa ho pensato a un rapimento, poi ho vissuto un momento terribile quando ho capito che era una rapina e che loro cercavano una cassaforte che in quella casa non esiste”. E’ il racconto di Giuseppe Urso, fratello del viceministro, che ricostruisce la rapina subita la notte scorsa nel Catanese. Era a casa con la madre di 75 anni e a 3 amici stranieri, un’anziana inglese e due francesi in vacanza in Sicilia. “Per un momento – ha detto – mi sono sentito intrappolato perché con la pistola in testa dovevo far capire ai rapinatori che quella cassaforte in casa non c’é. Mi hanno picchiato, mi hanno dato schiaffoni e poi sono stati umani quando ho chiesto loro di non legare mia madre e la mia amica inglese, di 86 anni, perché tutte e due anziane. Mia madre tra l’altro soffre di pressione alta e per lei è stato uno shock. Lo stress è stato molto forte ma grazie all’adrenalina abbiamo saputo reagire”.
Giuseppe Urso ha anche spiegato che i banditi erano in 4, parlavano italiano, erano vestiti completamente di nero, avevano il volto coperto e indossavano guanti in pelle.