CATANIA. Per l’elezione di quello che avrebbe dovuto essere il segretario provinciale del partito venne stretto una sorta di “accordo di generazione” tra i trentacinquenni barra quarentenni: detta in soldoni, Giuseppe Beretta, Anthony Barbagallo ed i cosiddetti renziani della prima ora avrebbero sostenuto Mauro Mangano. Ma sappiamo tutti com’è andata a finire. Con un Congresso che non si è più celebrato. Occorre partire, molto probabilmente, dall’ultima puntata della saga democratica per spiegare verso cosa muove il Partito Democratico catanese frastagliato certamente da diverse anime ma che vive i suoi momenti di maggiore attrito (tanto per volere usare un eufemismo) nelle due diverse dimensioni: quelle di Bianco e la Cgil da una parte di Berretta dall’altra.
Onorevole, a Catania intanto ha vinto Cuperlo.
“Siamo ancora ad una fase preliminare. Il risultato vero sarà quello che verrà determinato dalle Primarie dell’8 dicembre: il risultato perentorio sarà quello. Per me non si tratta di una sorpresa perchè il gruppo di parlamentari e di amministratori, nella nostra provincia, è nutrito. Per cui ci può stare”.
L’8 dicembre chi vince?
“Vince Renzi”
Lo farà nettamente?
“Nettamente, non lo so. Ma vincerà Renzi perchè c’è voglia di cambiare e Renzi rappresenta la freschezza e l’entusiasmo per riuscirci”.
Ma, secondo Lei, la base catanese del partito cosa ne pensa di questi continui scontri all’interno del partito?
“Innanzitutto, penso che non sia un problema soltanto catanese ma che questo eccessivo frazionamento riguardi il Pd nazionale con una competizione che sta diventando sempre più eccessiva: ogni problema lo si vuole risolvere con una corsa a chi arriva prima. Secondo me, anche la classe dirigente del partito dovrebbe riflettere su queste decisioni prese, forse, con troppa sufficienza: c’è una politica delle regole che non sono solo quelle del consenso e delle Primarie ma ci sono anche le regole del confronto e del compromesso. Capire quali possono essere i percorsi dove trovare un’intesa: risolvere ogni questione facendone una corsa a due, secondo me non va”.
La guerra di tessere?
“Questa guerra è dettata da quelle che sono state le regole stabilite a livello nazionale. Noi dobbiamo sapere scindere: anzitutto, è fisiologico che con queste regole vi sia una corsa al tesseramento; ma non può essere nemmeno che l’asticella debba essere puntata sempre verso il basso”.
Si spieghi meglio.
“Io dico che non è possibile che il Pd debba rimanere sempre entro certi numeri: bisogna puntare anche all’ampliamento della base del partito. Puntare su forze fresche: non si può sempre puntare l’indice contro chi è che si avvicina al Partito Democratico. Questa continua criminalizzazione del consenso: il partito per statuto e per cultura deve aprirsi alle altre forze democratiche e riformiste. Soprattutto a Catania dove, ad esempio, alle ultime elezioni Politiche e regionali il Pd non è andato benissimo bisogna allargare e non chiudersi in un recinto”.
E’ un’accusa precisa nei riguardi di qualcuno?
“Mi limito a dire che il Pd deve essere un partito aperto, che non può chiudere le porte alla società civile o a gente che è rimasta delusa da altre esperienze. Il Pd non può restare chiuso e sempre con le stesse persone”.
Mi dà un giudizio sull’azione dell’amministrazione comunale di Catania?
“Per me, è assolutamente da promuovere. La gente spero che stia comprendendo che ci troviamo in una fase storica dove amministrare è complicatissimo: le colpe dei padri che ricadono sui figli. Bianco ha ereditato una situazione davvero complicata a proposito delle casse comunali e sta dando il massimo. Sta rilanciando la città e credo che questo processo sia stato accettato anche dai cittadini”.
Sul fronte opposto, invece, con la scissione del Pdl, Lei “rischia” ritrovarsi all’Ars – come compagno di viaggio – qualche collega ex del Cavaliere.
“Ritengo il progetto di Alfano attuale al momento storico: credo che il governatore Crocetta debba essere aiutato e non demolito e se ci sono forze politiche fatte da persone perbene con proposte valide, credo che ossa essere solo un bene”.
Le due anime Bianco/Berretta che destino avranno dopo l’8 dicembre?
“Secondo me non è vero che il Pd a Catania ruoti attorno a questa dicotomia. Ci sono tante anime autorevolissime del partito: alle ultime regionali i due primi canditati del partito sono stati quelli del sindacato ed il sottoscritto per cui direi che le anime non solo due. C’è Bianco, c’è Berretta, c’è la Cgil, c’è Burtone, c’è il fronte dei renziani della prima ora. C’è, insomma, tanti uomini che hanno fatto la storia del Pd ma anche una base nuova che merita di essere allargata”.