Barrafranca, un centro vaccinale nella villa confiscata al boss Bevilacqua

Barrafranca, un centro vaccinale nella villa confiscata al boss Bevilacqua

L'idea della commissione prefettizia che guida il Comune
CORONAVIRUS, ENNA
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BARRAFRANCA (ENNA) – “Istituiremo un centro vaccinale nella villa confiscata al boss Bevilacqua, in collaborazione con l’Asp di Enna, per fare fronte alla situazione emergenziale e al tempo stesso dare un importante segnale di presenza dello Stato a Barrafranca”. Lo ha annunciato il prefetto a riposo Leonardo La Vigna, uno dei tre commissari nominati a maggio con un decreto del presidente della Repubblica, assieme al viceprefetto Maria Salerno e al funzionario economico finanziario Carmelo La Paglia, a gestire il Comune sciolto per infiltrazioni mafiose. L’immobile in questione è la villa confiscata al boss Raffaele Bevilacqua.

Un progetto realizzabile in poco tempo

Una iniziativa dalla doppia valenza: mettere in funzione un bene confiscato, scandalosamente inutilizzato nonostante la consegna ufficiale al Comune risalga al 27 febbraio 2014, e al tempo stesso dotare la città di un centro vaccinale di tutto rispetto, in una villa di pregio alla periferia del paese, sostituendo l’attuale sede, nello stesso locale della guardia medica. “Circa l’effettiva impossibilità di rendere ospitale la villa – spiega ancora La Vigna – poi ognuno dirà la sua, ma la realtà è che noi stiamo intervenendo”. Si è già svolto un sopralluogo e informalmente sarebbe arrivata una sorta di dichiarazione di idoneità della struttura. Si lavorerà per pulirla, togliere le erbacce all’esterno e renderla funzionale. Circa i tempi per l’effettivo riutilizzo i commissari non si sbilanciano, ma è possibile che il tutto si risolva nel giro di qualche settimana.

Bevilacqua, boss voluto da Bernardo Provenzano

Raffaele Bevilacqua è stato ritenuto dalle sentenze un personaggio di spicco di Cosa nostra in provincia di Enna. Ex avvocato penalista ed ex consigliere provinciale, già candidato all’Ars per la Dc, fu imposto, quale referente provinciale di Cosa nostra ennese dall’ex primula rossa Bernardo Provenzano. Il tutto avvenne tramite uno dei “pizzini” che il superboss corleonese affidò al suo luogotenente Antonino Giuffrè a fine anni ‘90. È stato uno degli ultimi boss conosciuti dell’Ennese, arrestato nell’operazione Gransecco e poi portato in carcere nuovamente dai domiciliari, l’anno scorso, nell’operazione Ultra.

La villa del boss

L’immobile, uno dei beni che la giustizia gli ha confiscato, è una villa su tre livelli, con infissi esterni in legno, rifiniture al piano terra e una scala di marmo. Trentuno vani, secondo la stima effettuata dai carabinieri, al momento del sequestro. Qui sarebbe dovuto sorgere, secondo le intenzioni degli amministratori del passato, un Centro per la tutela delle donne vittime di violenza. Ma non se n’è mai fatto niente. Il ministro Lamorgese, nella sua relazione che trae spunto dagli accessi degli ispettori della prefettura al Comune di Barrafranca, pochi mesi fa ha scritto: “Il quadro sconfortante che emerge dalla relazione prefettizia viene ulteriormente confermato dalla mancata destinazione per finalità sociali dei beni immobili confiscati alla famiglia mafiosa locale più volte citata; tali beni, infatti, nonostante il tempo trascorso, risultano inutilizzati per la condotta sostanzialmente omissiva tenuta al riguardo dall’amministrazione comunale”.

Misure anti-Covid: distributori h24 chiusi la notte per evitare assembramenti

A Barrafranca, intanto, la lotta al Covid continua con le nuove misure messe in campo dai commissari, come la chiusura notturna dei distributori h24 per evitare assembramenti. In paese si è registrato il dato-record di 276 positivi, più 107 persone in quarantena perché contatti diretti di chi è risultato positivo. L’accordo è stato raggiunto con i gestori di alcuni punti di distribuzione di snack e bevande H24, i quali hanno accettato di dare il proprio contributo alla limitazione degli assembramenti, soprattutto da parte dei giovani, chiudendo la notte.

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