Che strano, pensavate che andando in montagna diventassero tutti civili?
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La sanità pubblica NON FUNZIONA, il resto sono chiacchiere inutili! Presidente, faccia anche lei l'esperienza di recarsi ad un pronto soccorso ( in anonimato ovviamente, diversamente abbiamo scherzato! ) e si accorgerà che c'è vergognarsi a governare questa regione!!
Aspettiamo posti di lavoro anche per quelli con la terza media.
Carissimi Roberto Lagalla, Aristide Tamajo e Giuseppe Di Vincenti mentre stamattina ci arrovellavamo, insieme a tanti altri, in cerca di una soluzione per riuscire a portare sani e salvi i nostri figli a scuola evitando che venissero trascinati dall'oramai famosissimo torrente che attraversa le vie D. Russo, Terranova e Calatafimi durante le giornate di pioggia mi chiedevo: ma voi avete mai provato a portare i vostri figli/nipoti a scuola, magari facendoli guadare le strade trasformate in fiumi, tra pozzanghere infinite e marciapiedi dissestati grazie all'ignavia di chi dovrebbe garantire strade degne di questo nome? Il degrado è riservato solamente ai nostri? Oppure avete un metodo di cui non volete metterci al corrente? I nostri, che segreti non ne hanno, a scuola arrivano fradici, con scarpe inzuppate, vestiti bagnati ed umiliati a causa della vergognosa manutenzione di strade e infrastrutture. Grazie e complimenti per l'attenzione al territorio, mi auguro che come me tanti altri se ne ricordino in futuro. VERGOGNA! p.s. per favore, non venite a raccontarci che si tratta di eventi straordinari.
Trent'anni. Trent'anni di presa in giro allo Stato italiano. Trent'anni in cui Matteo Messina Denaro, l'ultimo padrino di Cosa Nostra, ha vissuto come un turista qualunque, permettendosi persino il lusso di farsi fotografare davanti all'Arena di Verona. Non un bandito in fuga, ma un signore della criminalità che si godeva la sua libertà sotto il naso delle istituzioni. La verità, amara come il fiele, emerge ora dai suoi diari personali, analizzati nel libro di Lirio Abbate. E che verità, signori miei. Dal 2003 al 2016, il boss più ricercato d'Italia scriveva tranquillamente le sue memorie, come un pensionato qualunque che tiene il diario delle vacanze. La differenza? Le sue "vacanze" erano una latitanza dorata, protetta da una rete di complicità che fa rabbrividire. Questi quaderni, ornati con le riproduzioni di Van Gogh - gusti raffinati, il nostro boss - erano destinati alla figlia Lorenza, che per 27 anni non ha voluto saperne di lui. Una figlia che lui cerca di conquistare con la sua "verità", scritta nero su bianco con la presunzione tipica dei potenti: "Solo io conosco la mia vita", dice. Come se trent'anni di stragi, sangue e crimini potessero essere riscattati da qualche pagina di memorie autografate. Ma la domanda che dovrebbe toglierci il sonno è un'altra: come è stato possibile? Come ha fatto un uomo, per quanto astuto, a sfuggire per tre decenni a uno Stato che si definisce moderno? La risposta è semplice quanto inquietante: non era solo. Dietro questa latitanza c'è una ragnatela di complicità che attraversa ogni strato della società italiana, dalle strade di Castelvetrano fino ai palazzi del potere. L'arresto nel gennaio 2023 e la morte a settembre hanno chiuso il sipario su questa farsa tragica. Ma attenzione: la cattura di Messina Denaro non significa che il sistema che lo ha protetto sia stato smantellato. Quella rete invisibile, tessuta con i fili della corruzione e dell'omertà, potrebbe essere ancora lì, pronta a proteggere il prossimo boss. I suoi diari, ora, sono come una confessione postuma che fa più domande di quante risposte dia. Sono la testimonianza di un potere criminale che ha riso per trent'anni della nostra giustizia, dei nostri valori, della nostra democrazia. E forse, ancora più grave, sono la prova che qualcuno, da qualche parte, ha lasciato che tutto questo accadesse.
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