Don Ciotti rompe il silenzio: | "Un quadro allarmante" - Live Sicilia

Don Ciotti rompe il silenzio: | “Un quadro allarmante”

Ieri il presidente di Libera contro le mafie ha detto la sua: "Da tempo insistiamo sulla necessità di rinnovare e anche di ripensare l'antimafia, ripulirla dalle zone d'ombra, dagli usi strumentali, dai collegamenti col malaffare, con la corruzione e in certi casi con le stesse mafie".

L'inchiesta
di
1 min di lettura

PALERMO – “Fermo restando che bisogna aspettare l’esito delle indagini e l’accertamento delle responsabilità, il quadro che sta emergendo dall’ inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati a Palermo è allarmante”. Ad affermarlo è don Luigi Ciotti, presidente di Libera contro le mafie. “Da tempo – prosegue don Ciotti – Libera insiste sulla necessità di rinnovare e anche di ripensare l’antimafia, ripulirla dalle zone d’ombra, dagli usi strumentali, dai collegamenti col malaffare, con la corruzione e in certi casi con le stesse mafie. Ma è in particolare sui beni confiscati che, insieme ad altre realtà, abbiamo presentato proposte concrete volte a garantire il loro effettivo riutilizzo, velocizzare i tempi dell’iter amministrativo, dal sequestro all’ assegnazione, colmare i vuoti organizzativi e di personale degli uffici preposti”. All’ interno di queste proposte – attualmente ferme in Commissione Giustizia alla Camera – una riguarda proprio la figura chiave dell’amministratore giudiziario, “per la quale riteniamo urgente istituire un albo, definire delle linee guida, studiare dei meccanismi che garantiscano standard di competenza e integrità”. “Quello che sta emergendo in Sicilia – quadro già denunciato a suo tempo dal Prefetto Caruso, ex direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati davanti alla Commissione antimafia – è un’ulteriore riprova della loro urgenza. Ora aspettiamo che la politica rompa gli indugi e ponga concretamente mano a quelle modifiche”. “Non possiamo rischiare – conclude don Ciotti – che una misura fondamentale di lotta alla mafia come la legge 109 diventi, da strumento di giustizia sociale, strumento di privilegio, di abuso di potere, di scambio di favori. In una parola di quella corruzione che, se non è propriamente mafia, alla mafia certo non sbarra la strada”


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI