Biagio Conte, le preghiere in Missione e il carro della Santuzza

Biagio Conte, le preghiere in Missione e il carro della Santuzza

Cosa c'è, nella Missione di via Decollati, accanto al posto del missionario. E riguarda il Festino

Fratel Biagio, a quasi sei mesi dalla sua scomparsa, è sempre vegliato, tra le preghiere, nella chiesa della Missione di via Decollati. Sono giorni diversi da quel gennaio di sofferenza e dipartita terrena. Ma, anche allora, furono giorni di sole. La tomba incastonata nelle parete è meta di pellegrinaggio per tanti. Intorno, a turno, i fratelli che hanno condiviso un cammino vigilano. Nella penombra, spicca la statua di Santa Rosalia che sarà protagonista dell’imminente Festino. L’ha realizzata l’artista Franco Reina nel 2017. Vista da vicino offre un’eco di tenerezza. La Santuzza la scorgiamo dal basso, immersi nella folla. Averla accanto, a tu per tu, provoca un certo smarrimento.

Nel piazzale della Chiesa di tutti i popoli, dove è sepolto Biagio Conte, c’è il cantiere per il carro. “Rosalia è sogno, quello di un Festino francescano, che guarda agli ultimi e lo fa anche attraverso queste scelte che recuperano ciò che di bello è stato, ciò che ancora può essere usato e avere nuova vita – ha detto Fabrizio Lupo, scenografo e autore di una manifestazione attesa -. Tra tutti i sogni che raffiguriamo nella messa in scena di questo corteo trionfale, e che abbiamo trasferito in ogni pezzo che compone il maestoso carro onirico del 399° Festino, c’è quello di Fratel Biagio. Durante un incontro avvenuto il 26 luglio 2022, già molto malato, vedendo un bozzetto del carro, mi chiese di porre la Santa nella parte bassa, più vicina alla gente e non isolata su un’alta torre, lontana da tutti”.

Era l’idea suprema dell’uomo con il saio verde, simbolo di una immensa opera di solidarietà, che riposa nel suo posto in via Decollati. E che lavorava per avvicinare ciò che era lontano. Durante la presentazione del Festino, il sindaco, Roberto Lagalla, ha ricordato un episodio: “Biagio mi ha raccomandato di pensare ai poveri, era il suo pensiero fisso”. Fu un incontro toccante, nei momenti acuti di un male terribile. Fratel Biagio, dal suo letto, chiese al sindaco, chino al suo capezzale: “Non dimenticatevi degli ultimi, non li abbandonate”. In ogni passaggio del calvario, lui non li ha mai dimenticati. Ha pensato a loro, non a se stesso.

L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, ha messo in connessione il Festino numero 399, che apre la strada per il quarto centenario, con i testimoni assoluti della fede: “Rosalia scende dal monte della città, perché Dio è sceso e scenderà sempre e comunque, finché ci sarà un solo uomo o una sola donna che soffre. Pino Puglisi e Biagio Conte, come Rosalia, sono scesi in campo per questo, perché testimoni di un Dio che scende in campo”.

I pezzi del carro, la statua della Santuzza nella casa dei diseredati: tutto dice che il sogno di colui che si definiva ‘piccolo servo inutile’ si è, almeno in parte, avverato. La città che, il 14 luglio, festeggerà il ritorno della luce si è unita alla città che vive nell’ombra e negli stenti. Il sogno inverato di una notte, tra babbaluci e fuochi d’artificio, diventerà mai la Palermo di sempre? (rp)


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