PALERMO – Quando Alessandra Turrisi e io – è una cronaca necessariamente in prima persona plurale – abbiamo saputo che la presentazione del libro ‘Ti posso chiamare Fratello’, sull’esperienza di Fratel Biagio Conte, si sarebbe svolta in Cattedrale, siamo stati pervasi da un caldo sentimento di gioia. Non poteva esserci scenario più adatto per il racconto di una vita così luminosa, destinata a mandare bagliori per sempre, con il suo esempio, a un anno dalla scomparsa del missionario laico.
Solo, eravamo curiosi circa la risposta. Come avrebbe reagito Palermo? Ieri sera, la Cattedrale si è riempita fino all’ultima panca. Biagio cammina in mezzo a noi. Palermo è arrivata in forze per confrontarsi con la sua presenza, non con la sua assenza.
Una partecipazione commossa e attenta che ha confermato la saldezza di un legame. La città che è stata attraversata dai sandali di un uomo con il saio non lo lascerà andare. L’evento, moderato da Suor Fernanda Di Monte, è stato vivificato dalle parole dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che ha dispiegato il senso di un libro scritto “con due cuori e quattro mani” per la memoria e per l’attualità di una figura.
Tanti i vescovi presenti. Don Pino Vitrano, compagno di strada di Fratel Biagio, ha narrato di quanto la preghiera fosse necessaria per il missionario e di come la sua esistenza si sia sviluppata tra le opere e una indomabile spiritualità. Diverse sono state le storie preziose inanellate, da chi ha comminato accanto a Biagio, in una fredda serata di gennaio che non ha impedito una adesione così numerosa.
Così ci si avvicina al 12 gennaio, la data in cui l’uomo che ha risvegliato la coscienza di Palermo si è addormentato in pace. Venerdì prossimo, alle 17.30, nella Chiesa “Casa di Preghiera per tutti i Popoli” all’interno della Missione Speranza e Carità di via Decollati sarà l’arcivescovo Lorefice a presiedere la Messa dell’anniversario. Concelebreranno i vescovi di Sicilia. (foto di Lorenzo Pace)