Bimbo romeno avvelenato |Disposto il sequestro della salma - Live Sicilia

Bimbo romeno avvelenato |Disposto il sequestro della salma

Oggi la salma di Sebastian Lupescu doveva essere consegnata ai genitori che si trovavano nel nosocomio peloritano ma è probabile che la Procura voglia prima eseguire l'autopsia sul corpo del bambino.

LA TRAGEDIA A NARO
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NARO (AGRIGENTO) – La Procura di Agrigento ha posto sotto sequestro la salma del piccolo romeno Sebastien Lupescu, 5 anni, morto avvelenato dopo aver mangiato a Naro (Ag) un cioccolatino. Oggi la salma doveva essere consegnata ai genitori che si trovavano nel nosocomio peloritano ma è probabile che la Procura voglia prima eseguire l’autopsia sul corpo del bambino. I genitori sono intanto partiti per Agrigento dove saranno di nuovo sentiti dai carabinieri.

Gli esami tossicologici hanno chiarito le cause dell’avvelenamento: un pesticida usato in agricoltura che è stato messo nei cioccolatini che erano in una busta di plastica, assieme a una bottiglia di vino e delle arance, lasciata davanti la casa della famigli romena.

Il principio attivo del pesticida che avrebbe causato la morte di Sebastian Lupescu, il bambino romeno di 5 anni deceduto due giorni fa al Policlinico di Messina, non è in vendita in Italia dal 2008. E’ quanto emerge da indagini dei carabinieri del comando provinciale di Agrigento e del Ris di Messina. E’ stata vietata la vendita, in applicazione di una direttiva dell’Unione europea, perché incolore e inodore, e quindi pericoloso. Gli investigatori non escludono che esistano in circolazione residui del pesticida o che sia stato importato da Paesi che non aderiscono all’Ue. La Procura di Agrigento, con il visto del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Andrea Maggioni, ha intanto disposto la restituzione della salma ai genitori del bambino. La famiglia sta organizzando i funerali, che, secondo le loro intenzioni, dovrebbero essere celebrati in Romania.

Un nucleo familiare “ben inserito” nel contesto sociale ed economico di Naro. Ben voluti da vicini di casa e nel quartiere. Un quadro complessivo che rende difficili le indagini dei carabinieri. Gli investigatori non escludono che l’obiettivo non fossero i bambini, ma una “punizione” nei confronti di adulti, ma anche su questo fronte non c’é certezza tanto che le indagini “sono svolte a 360 gradi”. I genitori del piccolo ai militari dell’Arma non hanno saputo offrire spunti investigativi particolari: “siamo lavoratori – hanno ribadito ai carabinieri – non abbiamo nemici perché non abbiamo fatto del male ad alcuno. Chiediamo soltanto giustizia per i bambini e per noi”.


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